Un bar notturno dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.
Da un vecchissimo juke-box in fondo alla sala,
provengono le note della canzone che vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.
Scommettiamo un Campari che non conoscete la storia di un famoso falso invalido?... chi?... un generale.
La raccontai anni fa a Radio Rai, dove scrivevo un programma con la finalità d’illuminare aspetti meno noti di certi episodi della storia e della cronaca. Pezzi brevi, 2’ o 3’00”, recitati da Giancarlo Cortesi su musiche di Guido Zaccagnini.
Come?... recitare io adesso quella storia?... non se ne parla proprio… visto che ora è?... mi offrite una birra alta?... se è così, non posso rifiutare. Allora ascoltate.
Il 20 ottobre 1805, l’Ammiraglio inglese Horatio Nelson, intercettò la flotta franco-spagnola e la sbaragliò al largo del promontorio di Trafalgar, nella Spagna meridionale.
Fu felice per il successo? E’ improbabile. Perché vinse la battaglia, ma perse la vita colpito da una scheggia proprio al termine di quella vittoriosa impresa.
Morì così un geniale ufficiale, che porta nel nome un profetico anagramma: infatti, Horatio Nelson = Honor est a Nilo, e, presso la baia di Abukir, in Egitto, l’Ammiraglio compì una delle sue più gloriose imprese nota anche come “Battaglia del Nilo”.
Nelson morì circondato in patria d’onori e di rispetto per la severità e per il rigore morale professati.
La sua severità, invero, non fu sempre onorevole, perché, per dirne una, sotto l’influenza dell’amante, Lady Hamilton, agì illegalmente contro la Repubblica Partenopea nel 1799, rendendosi responsabile della messa a morte di molti patrioti, fra i quali Francesco Caracciolo, impiccati in dispregio dei patti di capitolazione.
Circa il rigore morale, anche qui le cose non filano proprio lisce.
Venne detto uomo, come si dice, tutto d’un pezzo... anche se durante la vita militare qualche pezzo se lo perse... e qui sta il punto: quanti pezzi del corpo perse ?
Andiamo con ordine. Un medico di Cambridge, Milo Keynes (nipote del celebre economista), sostenne sul “Journal of medical biography”, che Nelson - ricordato nelle immagini con una benda sull’occhio destro - esagerò la ferita di guerra per strappare una pensioncina statale d’invalidità.
Ferito durante l’assedio di Calvi in Corsica nel 1794, per tre anni si proclamò semicieco domandando ben 200 sterline all’anno al re Giorgio III. “Il mio occhio” - scrisse in una lettera - “è quasi nel buio totale. Mi fa anche molto male... anche se sono felice di averlo perso al servizio di Sua Maestà”.
Nel 1797, ottenne la sospirata pensione, anche perché, frattanto, aveva perso il braccio destro nella battaglia di Tenerife, e, stavolta, l’evidenza era tale che anche i più sospettosi non malignarono.
Ma torniamo al dottor Keynes, il quale, implacabile, a sostegno della sua teoria, riportò una corrispondenza del “Times” nel 1804 in cui è detto testualmente: “Lord Nelson non è cieco da nessuno dei due occhi, ha solamente avuto offuscata la vista della pupilla destra per un breve periodo”.
Il giornale aggiungeva di avere avuto quest’informazione da fonte certa, ovvero da Nelson stesso, il quale, divertito, avrebbe confessato al redattore il tiro birbone giocato, aggiungendo che la cosa non gli aveva portato fortuna perché la pensione se l’era poi meritata rimettendoci in guerra un braccio.
Insomma, pare che l’Ammiraglio, circa l’occhio destro, abbia proprio mentito e in maniera tanto ponderata da costringersi a portare in pubblico una benda sull’occhio per ben undici anni! Da quando, cioè, fu ferito in Corsica fino alla tragica fine di Trafalgar.
Che cosa non si fa pur di godere d’una pensione d’invalidità !
Ammiraglio, se ci ascolta, sappia che non è il solo.
Grazie, grazie, troppo buoni. Basta applausi…. Ma che ora s’è fatta?... ‘azzo!… s’è fatto tardi… domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno… ‘Notte… buonanotte a tutti.
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