Un bar notturno dove gli avventori si conoscono tutti fra loro. Più per nome che per cognome.
Da un vecchissimo juke-box in fondo alla sala,
provengono le note della canzone che vi aggrada.
In Primo Piano, Adolgiso parla con i suoi amici di sempre, sfaccendati o peggio.
Scommettiamo un Campari che non sapete le avventure attraversate da certe lettere dell’alfabeto? … Io ne ho scritto su tante, ma una di loro mi ha portato più fortuna di altre: la O.
È stata presentata in vari teatri del Piemonte nei “Lunedì del foyer” e a Roma allo Spazio Foro Boario… come?... recitare io adesso quella storia?... non se ne parla proprio… visto che ora è?... mi offrite una birra alta?... se è così, non posso rifiutare. Allora ascoltate.
Nel paese di Alfabetilandia, un dì presero il potere degli uomini che disprezzavano tutto quanto nato fuori dei confini di quella nazione: le arti, i cibi, le tradizioni, eccetera.
Detestavano gli stranieri, specie gli immigrati, e li accusavano di molti dei reati laggiù commessi (anche quando gli sventurati non c’entravano), fino a imporre per legge che, similmente ai ladroni presi in castagna, fossero rilevate loro le impronte digitali appena posto piede dentro Alfabetilandia. Anzi, ci fu chi sostenne la necessità di prendere pure le impronte dei piedi, ma quel tale era malato del morbo di Abbassheimer [È una malattia cerebrale che determina in chi ne è afflitto: perdita di memoria, disorientamento nel riconoscere tempi e spazi, incapacità di una corretta comunicazione verbale o scritta; alcuni fra i colpiti diventano violenti smarrendo ogni consapevolezza delle regole di convivenza. Questa infermità, nei casi più lievi è detta Alzheimer, nei casi più gravi – come quello al quale qui ci si riferisce – è chiamata Abbassheimer. (n.d.a.)] perciò nessuno gli diede retta.
Insomma, si diffuse un clima d’ostilità e rancore verso i forestieri visti come nemici dovunque: sul tram, nei bar, negli uffici pubblici, agli angoli delle strade.
Crescendo l’intolleranza, riscossero approvazione parecchie successive disposizioni.
Fra queste, fu deciso d’espellere dall’alfabeto la lettera “O”.
Perché? Fu detto: “La O è pericolosa! È la più antica immigrata!!”.
La si trova, infatti, nell’alfabeto fenicio, fin dal 1300 avanti Cristo, raffigurata nella medesima forma rotonda d’adesso.
La O fu incolpata d’apparire in vocaboli recanti vergogna e disonore (due parole che, lo vedete, la contengono) e fu giurato: “Da domani, scompariranno le parole che accolgono quel segno grafico straniero!”.
Il governo mentiva circa le colpe della “O”; tanti non se n’avvidero ed altri fecero finta di non accorgersene.
Quando entrò in vigore quella drastica decisione, fu allora che cominciarono i guai.
Già, perché coloro che così avevano deliberato, essendo ignoranti più delle rape, non sapevano che, come affermano i glottologi, il segno linguistico – parola o nome proprio – contiene l’essenza della cosa designata. Perfino in molte religioni Dio crea tramite la parola dando così nome alle cose.
Breve: evitare certe parole condannò alla sparizione di ciò che era nominato.
Si tentò di correre ai ripari.
Il governo stesso, correndo il rischio di sparire (la parola “governo” ci ha due volte la O), assunse varie denominazioni: Guida, Dirigenza, Regime… vocaboli un po’ autoritari?... seeeh!… gli uomini al potere se n’infischiavano.
Fu deciso d’urgenza d’escludere dal provvedimento i siti anatomici scritti con la O, altrimenti addio occhi, bocca, ed altri importanti organi; identica risoluzione riguardò le formule scientifiche, sennò estirpandone la O, a dirne una, sarebbe scomparso l’ossigeno e tutti sarebbero morti asfissiati; fu stabilito d’esentare dalla legge la numerazione (pensate: uno, quattro, otto, nove, e via di seguito), “tanto a scrivere solo le cifre 1, 2, 3, e così via” – si disse ipocritamente – “mica si vede la O”, e così i pagamenti, ad esempio, delle tasse, fossero salvi; fu decretato che degli autori del passato potesse essere citato il nome, ma epurato dell’infamante vocale; fu imposto, invece, ai cittadini viventi di cambiare il proprio casomai vi figurasse la O (dalla misura si autoesclusero gli esponenti di Govern… pardon!... della Guida Centrale e Periferica, ponendo una ics al posto della O), onde evitare che l’odiato segno dell’alfabeto inquinasse la purezza dei casati indebolendo la razza.
Io me la scansai poiché abitavo lontano da quel paese, sennò per colpa delle O che mi porto sulla carta d’identità, me la sarei vista brutta e chissà quale nome sarei stato costretto a indossare.
Lo so, vi chiedete: e il popolo sparì? No, perché definito “massa” o “gente”.
In breve: svanì la O e, poco per volta, le cose con tale lettera esibita.
A chi protestava, s’intimava: “Zittisci! È una legge giusta! Niente più obbrobrio, obesità, orticaria…” E quando veniva risposto: “È un trucco! L’obbrobrio, è ora “infamia”, “turpitudine”; l’obesità “grassezza”, “pinguedine”; l’orticaria “prurigine cutanea per allergia alimentare aut ambientale”; né è scomparsa la morte ch’è detta “fine”…”, i primi replicavano arroganti: “Sciocchezze!” poi rendendosi conto che avevano pronunciato la O, si correggevano: “Fesserie!”.
Come dite?... no, ad Alfabetilandia a chiacchiere fu vinta la disoccupazione, giacché i disoccupati li chiamavano “esuberi”, e i dirigenti del Regime si fregavano le mani lieti della furba idea.
Altri risultati da costoro vantaggiosamente ottenuti: 1) era possibile dire soltanto “sì” e mai “no”; 2) si dissolse qualsivoglia opposizione… conteneva tre O!
In fondo, erano questi due i veri scopi, nemmeno troppo segreti, raggiunti attraverso la persecuzione della O.
La faccenda, però, presto si complicò aldilà di ogni aspettativa.
Divenne un problema fare le dichiarazioni d’amore. La frase “Signorina fin dal primo momento che l’ho incontrata, ho provato per la prima volta l’amore” s’era costretti a cambiarla in “Ragazza, fin dall’iniziale istante che la vidi, in me verificai per lei la tenerezza” quella giù a ridere, e ti saluto patria.
Nei giornali, rinominati “gazzette”, eludevano la grafia proibita accorciando drasticamente gli articoli; riviste e quotidiani furono portati alle dimensioni di volantini riducendo nisba il loro prezzo (convertito in “tariffa”),di conseguenzala gente smise di acquistarli, infine chiusero.
Redattori e tipografi? Disoccupati. Anzi no, esuberanti.
Meglio se la cavò la televisione, si trasformò in “Canale”; chi domandava “Cosa fa il Canale stasera?”, beccava immancabilmente la risposta senza la O: ”Mah, la solita lagna: nenie, quiz e tiritere”.
Ugo Foscolo uscì storpiato nei libri in Ug Fscl e nessuno lo riconosceva più, Ojetti diventò Jettisicché molti lo schivavano prendendolo per menagramo. Condottieri e politici? ‘Na strage!
Il famoso generale turco dell’800 Omar Pascià fu mutato in Mar Pascià nome uguale ad uno stabilimento balneare di Rimini… il Presidente cinese Mao diventò Ma come una qualunque avversativa, e, fosse buono o cattivo il suo pensiero, nonostante non cattolico, andò a farsi benedire.
A proposito di religione, ne successero di guai!
La sparizione della O e dei termini che la comprendevano, causò la scomparsa di Dio.
Il Papa s’arrabbiò di brutto temendo di finire esuberante e finanche senza casa, abitava, difatti, in un posto chiamato Vaticano.
Corse ai ripari e, come allora s’usava, s’affidò ad esperti del lipogramma [Il lipogramma è una tecnica letteraria che permette di scrivere (o riscrivere) un testo evitando una certa lettera prestabilita dell’alfabet...no!...diciamo “sistema di scrittura” così, nel caso presente, ci capiamo meglio sul lipogramma (n.d.a.)]i quali gli suggerirono di sostituire nei testi e preghiere Diocon Divinità. Ma, lo capite, mica è la stessa cosa. Dire imperiosamente “Io sono il Signore Dio tuo” suona ben diverso dal querulo “Chi ti parla è l’unica Divinità che ti spetta”! Crebbe il numero dei miscredenti, si tenga poi conto delle vocazioni già sparite e per i preti furono giornate più nere delle loro tonach… delle loro vesti.
Ad Alfabetilandia, s’estinsero anche la comicità e l’umorismo, generi dissomiglianti più di quanto s’immagini, eppur sempre adatti entrambi a rallegrare la gente. La tragedia, invece, regnò incontrastata, e dovunque era tutto un lacrimare.
L’assurdo esilio della O, dissestò il mondo animale e vegetale. Per le vie, non un gatto e neppure un micio, nelle savane addio leoni, nelle foreste manco l’ombra di un orango…Naturalmente, lo zoo (censurata la scandalosa ben duplice ripetizione in sole tre lettere della vocale vietata! Pfui!), uccisi gli animali e basta!
Lungo i viali scomparvero il platano e il tiglio, dappertutto salici piangenti, belli sì a guardarli ma essendo piante la cui immagine s’associa al cimitero, quando i cittadini le vedevano si toccavano le palle.
La cacciata della O ogni giorno provocava nuovi casini.
Ad esempio, sorsero grosse complicazioni internazionali: l’ONU diventò NU, e quell’Assemblea s’offese vedendosi confusa con la sigla della Nettezza Urbana; l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), appena dopo una campagna contro il fumo, si sentì chiamare MS, come le note sigarette: apriti ciel!
Guai ancora maggiori ci furono allorché scomparvero i ferrovieri, i postini, gli ospedalieri, i telefonisti…sparirono anche i narratori e i poeti, ma di questi, in verità, pochi n’avvertirono l’assenza.
Poi… poi… sì, poi non si faceva più sesso. Quella tragica o finale l’impediva. E, quindi, in giro neppure più un bambino. Devo spiegare perché?
Questo, però, è niente di fronte alla perdita dei videogiochi.
I ragazzi insorsero. Nel paese ci furono civili proteste. Ahimè, purtroppo s’ebbe la nascita di gruppi terroristici, il più famoso si chiamò BR, cioè Brigate Ragazzi. Dalla clandestinità delle play stations organizzavano attentati a colpi di joystick. Alcuni dei capi furono arrestati e così finirono in carcere Diablo, SuperMario, Lara Croft, personaggi che, nemmeno a dirlo, avevano in sé la O.
In verità, anni dopo, vi fu un’inquietante scoperta. A dirigere gli agguati erano stati vecchissimi marpioni, emissari del Regime, che dicendosi “ragazzi” tentavano d’addossare ai più giovani le loro criminose azioni.
Tuttavia, quando perirono oggetti dei quali non esistevano sinonimi senza la O, come il calendario, il computer, il cronometro, fu il disastro, la definitiva catastrofe.
Andò a pallino, anzi a “biglia”, lo Stato: appuntamenti, affari, mail, sentenze, partenze, arrivi… parole senza la O?... vabbè, ma da altre con la O dipendevano.
Saltò in aria la società intera, con i suoi interessi e le sue idee.
Nelle strade, fiumi di lamenti e bestemmie, accidenti ed invettive, robe che, mancanti della O, avevano il permesso di circolare.
Il Regime crollò, con entrambe le O.
A furor di popolo quella lettera immigrata venne riammessa nell’alfabeto.
E l’avvenimento fu salutato da tutti con un sospiro di sollievo: “OOOH!”.
Grazie, grazie, troppo buoni. Basta applausi…. Ma che ora s’è fatta?... ‘azzo!… s’è fatto tardi… domattina ho una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno… ‘Notte… buonanotte a tutti.
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