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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L’ospite accanto a me è Anna Foa. Storica.
Insegna Storia moderna all’Università di Roma La Sapienza. Si è occupata di storia della cultura nella prima età moderna, di storia della mentalità, di storia degli ebrei.
Tra le sue pubblicazioni: Ateismo e magia (Roma, 1980); Giordano Bruno (Bologna 2002); Eretici. Storie di streghe, eretici, ebrei e convertiti (Bologna, 2011); Diaspora. Storia degli ebrei nel Novecento (2011); Ebrei in Europa. Dalla Peste Nera all'emancipazione XIV - XIX secolo (2013).
Lo spunto per quest’incontro è dato dal suo volume più recente: Portico d'Ottavia 19. Una casa del ghetto nel lungo inverno del '43 (Laterza, 162 pagine, 15.00 euro). Libro che non indulge a nessun sentimentalismo, usa pochi aggettivi rinunciando a ogni cosmesi della pagina.In un momento in cui parte dell’editoria affligge il mercato con volumi di storia romanzata da temerari autori, maggiore valore assumono le pagine straordinarie di questa nostra grande storica che con esattezza di cronaca e secchezza di frasi porta il lettore, attraverso la microstoria di un solo edificio e dei suoi abitanti, nella macrostoria di una tragedia. Tragedia che aveva avuto in Italia un precedente di estrema gravità nel 1938 (e da molti allora sottovalutato) quando furono varate le leggi razziali fasciste.

 

Benvenuta a bordo,  Anna…
Grazie per l’invito
Ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore… insomma, chi è Anna secondo Anna…
Sono una storica, appassionata al mio mestiere. Sono passata direttamente, senza mediazioni, dal non sapere bene cosa avrei fatto da grande ad avere dietro di me la maggior parte della vita. Il che comporta che cambi me stessa, non so bene come.
“Portico d’Ottavia 19”. Fra ricerche e stesura, quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro?
La scrittura vera e propria mi ha preso all’incirca un anno, forse un po’ meno, ma ci stavo lavorando da molto tempo. Ad un certo punto, avevo quasi rinunciato a scriverlo, perché non riuscivo ad immaginare come coniugare il rigore storico con l’esigenza di ridar vita a tutti gli abitanti della Casa. Poi ho rinunciato alla completezza, e ho accettato il fatto che di alcuni ero riuscita a sapere molte cose, di altri quasi nulla, poco più che i nomi. Ma la mia scelta è stata rigorosamente storica, non narrativa tranne che nel linguaggio, che invece punta alla narrazione.
Nell’accingerti a scrivere quel libro, qual è la prima cosa che hai deciso di fare e quale la prima da evitare?
La cosa che soprattutto volevo evitare era scrivere questo libro come un saggio, tanto che se qualcuno mi dice “Ho letto il tuo saggio” ci resto male. Quello che pensavo di dover fare era scrivere un libro che raccontasse davvero quella storia, che cercasse di ricreare il mondo di quella casa sotto l’occupazione. Per farlo era necessario adottare una tecnica narrativa che lo avvicinasse ad una fiction, anche se non lo era assolutamente, dal momento che tutto quello che vi è scritto si basa sulla documentazione e non sull’immaginazione. Questo non vuol dire che io mi sia messa a studiare teoria della narrazione, ma che ho cercato di trovare una strada intermedia attraverso una sperimentazione istintiva e spontanea, provando e riprovando. Molte persone mi dicono di averlo letto tutto d’un fiato, e questo lo prendo davvero come un gran complimento.
Oltre alle leggi razziali, il fascismo quali responsabilità dirette ha avuto nei nove mesi d’occupazione nazista di Roma?
Il fascismo ha avuto responsabilità primarie negli arresti e deportazioni degli ebrei romani dopo il 16 ottobre 1943. Come nel resto d’Italia, a partire dal novembre-dicembre del 1943, dichiarando gli ebrei nemici dell’Italia, il regime di Salò si era assunto in prima persona il compito della caccia agli ebrei che i nazisti, che erano impegnati sul fronte militare, non erano in grado di condurre efficacemente. A Roma come altrove, perciò, la polizia italiana aderente alla Repubblica di Salò era impegnata nella cattura degli ebrei. Il questore Caruso, nominato a Roma all’inizio di febbraio 1944, aveva tuttavia scarsa fiducia nella rete dei commissariati di zona, e creò dei gruppi speciali di polizia addetti all’arresto degli ebrei. Oltre a questi, vi erano a Roma bande di delinquenti che agivano nella cattura degli ebrei sotto il nome di SS italiane, rispondendo direttamente a Kappler, quali la banda Cialli Mezzaroma e quella di Renato Ceccherelli. Queste bande agivano principalmente sulla base di delazioni. Un gran numero degli ebrei arrestati a Roma nel periodo successivo al 16 ottobre, in tutto più di mille, furono arrestati dagli italiani, e fra loro tutti gli abitanti della Casa.
I nazisti durante il rastrellamento possedevano elenchi delle persone da deportare.
Chi aveva redatto quelle liste? I tedeschi? Poliziotti italiani?
Le liste furono il frutto del lavoro congiunto dei nazisti di Dannecker e di poliziotti italiani di Salò, preposti ad aiutare i nazisti nell’organizzare le liste per quartiere e edificio e nel collazionare le diverse liste esistenti. Alla base delle liste era il Censimento degli ebrei italiani, fatto da Mussolini nel 1938, periodicamente aggiornato e presente nelle Questure, nelle Prefetture e in alcuni commissariati. Esse sono state probabilmente ulteriormente aggiornate e corrette con il ricorso alle liste dei contribuenti della Comunità, sequestrate dai nazisti il giorno successivo all’episodio della raccolta dell’oro e, secondo alcuni, con il confronto con le liste generali degli iscritti alla comunità. Su questo punto, la discussione è stata accesa fin dal dopoguerra e resta tuttora viva perché la comunità ha sempre negato che le liste degli iscritti siano state sequestrate dai nazisti.
A chi riferire le principali colpe del risorgere del neonazismo e dell’antisemitismo cui oggi assistiamo?
Negli ultimi anni abbiamo assistito in Italia come anche nel resto d’Europa ad una forte ripresa dell’antisemitismo, un fenomeno che consideravamo ormai un residuo del passato. Credo che alle origini vi sia lo sviluppo del web, che diffonde idee complottistiche, e fa presa sull’ignoranza dei più e sulla voglia di sfatare idee e immagini considerate frutto del potere. Non si può inoltre fare a meno di considerare il più generale degrado culturale in cui versa il paese, l’ignoranza non solo degli studenti ma anche di molti docenti, la scarsa considerazione in cui la cultura e in particolare quella storica sono ormai tenute. Su questa ignoranza, il pregiudizio e l’odio antisemita crescono e si allargano senza freni. A tutto questo, si può rispondere solo con una seria ripresa culturale.
Immagina che per un dizionario tu debba comporre una sintetica nota per connotare le parole “negazionismo” e “revisionismo”. Come scriveresti?
Il negazionismo si distingue dal revisionismo perché il revisionismo è una legittima operazione di revisione delle interpretazioni dello storico, mentre il negazionismo è la negazione dell’esistenza della Shoah. E’ la negazione della storia perché nega ogni tipo di documentazione. Non è un’opinione storiografica, ma una menzogna. E’ la riproposizione in veste pseudo- storiografica dell’antisemitismo.
Piero Gobetti: "La storia è sempre più complessa dei programmi".
“La Rivoluzione liberale”, 1924.
Alain: "La storia è un grande presente, e mai solamente un passato".
“Le avventure del cuore”, 1945
Elias Canetti: "Imparare dalla storia che da essa non c'è niente da imparare".
“La tortura delle mosche”, 1992.
E per Anna Foa la Storia che cos’è?
La storia è vedere la realtà nel tempo, attribuirle spessore, credere che sia costellata di scelte e di possibilità, quindi di libertà, e soprattutto credere nelle nostre possibilità di cambiarla.
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… come sai, Roddenberry ideò il suo progetto avvalendosi non solo di scienziati ma anche di scrittori, e non soltanto di fantascienza, tanto che ST risulta ricca di rimandi letterari sotterranei, e talvolta non troppo sotterranei… che cosa rappresenta la storia di quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
R - Star Trek ha avuto un’influenza certa su di me, come su tanti altri della mia generazione, anche se forse non molto esplicita e più inconsapevole che altro.
Bene, termina qui l’intervista… Però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh?
Grazie.
Non mi resta che salutarti com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

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commenti presenti

Splendida intervista! anna de marinis

inviato da anna de marinis
 

Ottima ricostruzione di un momento storico che non ho vissuto (ho 27 anni)ma di cui ho sentito parlare in famiglia perché sia pure indirettamente coinvolti. I miei genitori avevano amici al Portico. giulio

inviato da giulio
 

Ho comprato il libro dopo avere letto quest'intervista e ne sono entusiasta. Circa l'intervista, ho una sola perplessità. D'accordo con la Prof.ssa che il w eb abbia amplificato le campagna antisemite, ma mi pare che sia soltanto una concausa e non la maggiore dellaattuale situazione. Maresa Sandri

inviato da Maresa Sandri
 

 

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