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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L’ospite accanto a me è Giovanni De Luna. Storico. Di riconosciuto valore non solo in Italia.
Di grande importanza i suoi studi sul fascismo, la Resistenza e l’azionismo, testimone appassionato e scientifico interprete degli anni italiani dal ’70 ai nostri giorni.
Per uno sguardo ai titoli dei principali libri pubblicati: CLIC.

L’occasione per quest’incontro, in quello che per i terrestri è il giugno 2015, è dato dall’uscita presso Feltrinelli di “La Resistenza perfetta” (256 pagine, 18 euro), un libro imperdibile che raffigura la macrostoria attraverso la microstoria, e senza perdersi in fantasticherie e invenzioni, riesce a dare alle pagine un avvincente ritmo narrativo attenendosi rigorosamente a diari, documenti, lettere. Una scrittura dalla quale si evince pure che alle spalle dell’autore ci sono massicce letture non solo di storia, ma anche di letteratura.

In questo video è De Luna stesso a presentare il suo libro.

 

 

Benvenuto a bordo,  Giovanni…
Grazie mille, ci salgo volentieri
La stellata e stellare chef Cristina Bowerman che illumina l’Hostaria Glass di Roma ci ha consigliato di sorseggiare durante la nostra conversazione una bottiglia di Pinot Nero Clos de la Roche prodotto da Jean-Claude Boisset… cin cin!
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore… insomma, chi è Giovanni secondo Giovanni…
E’ uno storico che ha insegnato all’Università, ha scritto libri, si è molto impegnato nella divulgazione storica attraverso i giornali, la radio, la televisione, il teatro. E’ uno storico che crede molto nel proprio mestiere. E’ uno storico che ha sempre coniugato la passione per la ricerca con un certo tipo di impegno civile.
Prima di parlare di “La Resistenza perfetta”, voglio fare una domanda che prende spunto proprio dal titolo di un tuo libro: “La passione e la ragione” che, mi sembra, ben sintetizzi il tracciato di tutta la tua opera. Perché è necessario mettere insieme due termini ritenuti antitetici per fare una buona analisi storica dei fatti osservati?
La passione perché la storia ha un cuore caldo. Parlare di uomini e donne che hanno attraversato il nostro passato con le loro vite, le loro scelte comporta sempre un investimento anche sentimentale, il tentativo di entrare, oltre che nella loro testa, anche nei loro cuori. Pure lo storico non può abbandonarsi completamente al tumulto dei sentimenti. Deve governare i fatti e i personaggi che studia. E qui subentra la ragione che vuol dire soprattutto consapevolezza e metodo.
Che cosa principalmente si propone “La Resistenza perfetta”?
Nell’ordine: sottrarre la Resistenza all’atmosfera mefitica di un dibattito a lungo egemonizzato dalla deriva revisionista; raccontare una bella storia e abbandonarsi al piacere della narrazione; studiare una delle pagine più significative della nostra storia nazionale, analizzando i comportamenti di chi allora scelse di impegnarsi in un nuovo progetto esistenziale e in un’audace sfida politica.
La Resistenza, nel corso degli anni, in Italia è stata ridotta a un fenomeno trascurabile (se non peggio) della nostra storia. Aldilà di singoli episodi, si possono distinguere fasi connotative in cui la Resistenza è stata demonizzata?
Ci sono due fasi della nostra storia politica in cui la Resistenza è stata demonizzata. La prima - grosso modo dal 1948 al 1960 - in cui, complice anche il clima della guerra fredda, l’anticomunismo si sostituì all’antifascismo, proponendosi come il pilastro dell’Italia democristiana; la seconda - a partire dagli inizi degli anni ’90 - in cui la classe politica della Seconda repubblica ha rinunciato a proporre una religione civile, sostituendo i valori con gli interessi e azzerando il rapporto con la storia e con la memoria.
Chi ha la maggiore responsabilità nel non aver difeso una delle poche pagine luminose di cui dispone la nostra vita nazionale?
Nell’ordine: dei partiti politici che hanno preso il posto di quelli che fondarono il patto costituzionale da cui nacque la Repubblica e che hanno avuto come priorità quella di recidere ogni legame con il passato; di un dibattito mediatico in cui hanno spadroneggiato ricostruzioni giornalistiche segnate dall’esigenza di suscitare scalpore; di un’opinione pubblica abituata a confrontarsi con una storia “usa e getta”, vogliosa di consumare un passato senza spessore e appiattito sul presente.
Quale il maggiore difetto nella narrazione delle pagine della Resistenza da parte di tanti storici italiani?
Troppo spesso la ricerca - soprattutto quella più seria - non si è neanche posto il problema di come raccontare, di come sfidare la seduttività narrativa dei media. Fare storia non basta; bisogna trasmetterla e confrontarsi con le altre narrazioni sapendo che la posta in gioco è la costruzione della coscienza civile di un paese.
Quest’anno è stato celebrato il 70° anniversario della Liberazione.
Quale il tuo giudizio su come è stata ricordata quella data?
L’impressione è che l’ondata del revisionismo si stia per esaurire almeno nelle sue punte più estreme. Dopo venti anni di carestia morale che hanno alimentato continui processi alla Resistenza, questa volta tutto è stato più pacato, più ragionato, meno urlato. In più il dibattito storiografico ha finalmente messo l’accento più sui singoli individui che sui soggetti collettivi, più sulla spontaneità che sull’organizzazione, più sulle coscienze dei singoli che sui grandi complessi ideologici.
Perché in Italia non c’è stata una Norimberga e neppure un’efficace epurazione?
Perché i venti mesi della Resistenza sono stati troppi per i lutti e le distruzioni che hanno comportato ma troppo pochi perché potessero davvero incidere sulle strutture profonde della nostra identità nazionale e del nostro sistema politico.
La Costituzione uscita dalla lotta antifascista la si vuole rivista da alcune parti, anche dalla Sinistra. È veramente superata in alcune suoi passaggi? Oppure si vuole togliere ad essa i suoi caratteri principali che la ispirarono?  Qual è a questo proposito il tuo pensiero?
Ti rispondo citando Bobbio che, sottolineando il nesso tra Resistenza e Costituzione, ne ha evidenziato sia gli aspetti storici sia quelli etico politici ma elogiando in particolare il punto che “è stata fatta in un momento in cui non si sapeva, né era facile prevedere quale delle parti politiche avrebbe conquistato la maggioranza”. Quello che vuole dire Bobbio è che Il patto iniziale di una società giusta deve essere fatto in una situazione di “velo d’ignoranza”. Prova a riflettere su oggi…
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… come sai, Roddenberry ideò il suo progetto avvalendosi non solo di scienziati ma anche di scrittori, e non soltanto di fantascienza, tanto che ST risulta ricca di rimandi letterari sotterranei, e talvolta non troppo sotterranei… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
Non ho mai amato Star Trek
W la sincerità!
Siamo quasi arrivati al pianeta DeLuna-G che orbita intorno alla stella Storia… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di Pinot Nero Clos de la Roche consigliata dalla  chef Cristina Bowerman del Glass di Roma… Però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh?
A presto allora…
Ed io ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

È possibile l'utilizzazione di queste conversazioni citando il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.

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