L'ospite accanto a me è Ginevra Bompiani. Scrittrice. E, come più diffusamente dirò dopo, fondatrice con alcuni amici di "Nottetempo", una raffinata casa editrice dal 2002 nelle librerie. Esperienza non nuova per lei perché, figlia d'arte, nella casa editrice paterna. ideò e diresse "il Pesanervi", una famosa collana di letteratura fantastica. Dopo, si è dedicata alla scrittura e all'insegnamento ed è stata docente di letterature comparate all'Università di Siena.
Tra i suoi titoli: Bàrtelemi all'ombra (Mondadori, 1967); Mondanità (La Tartaruga, 1980); L'incantato (Garzanti, 1987), Premio selezione Rapallo-Carige 1988; Vecchio cielo, nuova terra (Garzanti, 1988); L'orso maggiore (Anabasi, 1994); L'età dell'argento (La Tartaruga, 2001): qui per una scheda e assaggi di pagine, cliccate su http://www.cafeletterario.it/207/8877383380.htm
Ginevra è anche autrice di libri per ragazzi: da Via terra stampato da Einaudi nel 1998 a L'amorosa avventura di una pelliccia e di un'armatura , Sellerio 2000.
Tra i saggi letterari pubblicati, ricordo Lo spazio narrante (La Tartaruga, 1978), di cui Anna Nadotti nota che <apriva una stagione nuova nella critica letteraria parlandoci dei "giardini e labirinti" di Jane Austen, della "geografia fantastica" di Emily Bronte, del "limbo difficile" di Sylvia Plath">; L'attesa (Feltrinelli, 1988); Tempora (Anabasi, 1993).
Un titolo fin qui è assente, non è una dimenticanza, ma una scelta. Perché Le specie del sonno - pubblicato dapprima da Ricci nel 1975 e ristampato da Quodlibet nel 1998 - è un libro meraviglioso, a me carissimo e ce l'ho sui miei scaffal. anzi, ce l'avevo sui miei scaffali perché prima di scrivere questa nota sono andato a cercarlo invano. Era il volume della prima edizione. Ricordo mo' di averlo prestato. ma a chi? A qualcuno che me l'ha solato come si dice a Roma, ma se l'acciuffo, lo giuro, passerà un tal brutto momento da perdere per anni ogni specie di sonno!
Le specie del sonno , accolto calorosamente da Italo Calvino, è un testo straordinario; le creature del Mito sono lì sorprese in una tombale spossatezza, aldiquà delle rive dell'impresa e aldilà di quelle della memoria, in pose d'anima per niente mitiche, e attraverso lampi di scrittura raffinatissima l'autrice ne coglie proprio l'essenza più mitica.
Giorgio Agamben, in occasione della più recente edizione, ne parla giustamente come di "un classico ritrovato nella letteratura italiana del novecento"; più estesamente la sua nota su: www.quodlibet.it
Della casa editrice "Nottetempo" di cui dicevo in apertura, parleremo fra poco, ma per coloro fra i miei avventori che non ne fossero ancora informati, anticipo qui che Ginevra l'ha fondata con Roberta Einaudi (nipote di Giulio) e con loro vi lavorano Giorgio Mazzerelli (Amministratore delegato) e in redazione: Fiammetta Biancatelli, Andrea Gessner, Stefano Verdicchio; per visitare sul web quella casa, cliccate sul citofono www.edizioninottetempo.it
- Benvenuta a bordo, Ginevra .
- Grazie.
- Voglio farti assaggiare questo Cà Bernesca Cabernet Sauvignon Doc di Torre Fornello.qua il bicchiere.ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto. interiore.insomma, chi è Ginevra secondo Ginevra.
- Preferirei descrivere il mio cane, rimasto a terra. E' alto, biondo e di gentile aspetto. Ha la passione per il calcio, gli piace giocare da portiere. Non sopporta che qualcuno se ne vada; corre davanti alla macchina per fermarla, a rischio di essere travolto. Se una persona che ama torna a casa, piange di emozione, anche se è stata via pochi minuti. Non resiste a chi fugge, deve inseguirlo e azzannarlo. Se gridi, fa finta di non sentire. Ma se gli parli gentilmente, sottovoce, cerca di accontentarti. Spesso s'imbambola con le zampe sul davanzale a guardare il panorama.
- A te, biografa e indagatrice di creature mitiche con “Le specie del sonno”, riecheggiando un titolo di Gadamer, chiedo: che cosa n'è oggi del Mito nell'età della Scienza …
- Mito e scienza hanno sempre convissuto. Qualche volta la scienza rincorre il mito, qualche volta lo pedina, qualche volta cerca inutilmente di scalzarlo. S'interessano alle stesse cose e le afferrano nello stesso modo, evidente e indecifrabile. Un grande scrittore spagnolo, una volta che arrivai con qualche minuto di ritardo, mi disse: “Sei come la scienza, inutile e inesatta”. C'è chi lo dice del mito.
- Ha scritto Roman Jakobson in Poetica e Poesia: “Il confine che divide l'opera poetica da ciò che non è tale, risulta più labile di quello dei territori amministrativi cinesi”. Anche per te quel confine è così (luminosamente o tenebrosamente) sfuggente?
- Sfugge perché non c'è. C'è una grande terra di nessuno, percorsa da carovane, insidiata dai miraggi. E' un paese molto interessante, poco esplorato, da nessuno rivendicato, dove passiamo la maggior parte del nostro tempo.
- Ho già ricordato che sei anche autrice di titoli per ragazzi. Tale letteratura è giustamente ritenuta una delle pratiche di scrittura fra le più difficili. Qual è, a tuo avviso, la sua principale difficoltà?
- Il tono. Quando si parla coi bambini, è difficile non essere né infantili, né paternalistici, né oscuri. La cosa più difficile è avere un tono ‘naturale', cioè creare un artificio invisibile. Per i bambini è più facile, perché sono dei gran bugiardi.
- Nell'azienda paterna, fondasti “il Pesanervi”, famosa collana di letteratura fantastica. In seguito, ti sei misurata anche come autrice in quel genere letterario. Voglio sapere che ne pensi di quanto diceva Magritte: “L'importante è il mistero, non la sua soluzione”.
- Sono due serie parallele, mistero e soluzioni. Ma non mi pare che Magritte abbia molto a che fare col mistero. Semmai col rebus, con lo scherzo, col paradosso, tutte cose legate al linguaggio, e il linguaggio se la sbriga meglio con le soluzioni che col mistero. Il Pesanervi raccontava, e il racconto è un'altra storia.
- La tua attività di traduttrice è vastissima e arriva fino al recente “ I trentatré nomi di Dio ” di Marguerite Yourcenar uscito nel settembre del trascorso anno terrestre 2003.
Una tua definizione del tradurre.
- Tradurre è una pratica, definirla non la descrive. Si procede per approssimazioni e rinunce. E' come rifare in macchina il percorso di una barca.
- “Nottetempo” è la casa editrice che hai fondato con Roberta Einaudi. Perché quel nome? E quale linea editoriale vi siete proposte?
- La notte è il tempo in cui si legge, comodamente sdraiati a letto, fra il sonno e l'insonnia. Noi vogliamo fare libri che tengano conto del lettore, del modo in cui legge, ma anche di quel tempo, la notte, in cui si legge per piacere e non per lavoro, per placare l'angoscia notturna, per chiudere la giornata. Aspiriamo a fare libri da comodino, non da biblioteca.
- Quando si parla d'editoria dalle piccole dimensioni aziendali, salta immancabilmente fuori il discorso sulla difficoltà di distribuzione. Perché mentre il cinema s'avvale di esercizi che con i locali d'essai riesce – e anche con risultati spesso commercialmente apprezzabili – a presentare opere sgradite alla grande distribuzione, non avviene altrettanto con le librerie?
- Avviene con le librerie quel che avviene con i cinema, i negozi alimentari, eccetera. Le grandi catene, le multisale, i supermercati. Ma l'editoria non gode di nessun aiuto, come invece il cinema. E le piccole librerie che scelgono i libri con criteri diversi da quelli di prima serata televisiva, sono poche, e nessun editore può sopravvivere solo grazie a loro, per quanto preziose e valorose. Un editore ‘d'essai', come un libraio, lo fa a sue spese e suo rischio. Se ci fosse, non dico una politica, ma un'attenzione alla cultura in Italia, dovrebbe riflettere su questo problema. Aspettarsela ora sarebbe derisorio, ma speriamo in futuro…
- sì, anch'io spero in un futuro dalla faccia senza lifting.
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s'intende…
- Non ne so nulla. Amo la fantascienza, ma le guerre stellari mi sembrano molto monotone, e quel mondo fatto di sole guerre e ronde celesti mi pare un calco brutale del presente. Ma forse mi sbaglio.
- Siamo quasi arrivati a Bompyanya, pianeta di cellulosa abitato da alieni che indossano strane pellicce e curiose armature. se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché è finita la bottiglia di Cà Bernesca di Torre Fornello.
- Di nuovo grazie. Contenta di toccare terra. Vedo già la pelliccia del mio cane che si agita piangendo.
- Lo si soccorra dalle stelle, e a te un saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga vita e prosperità !
È possibile l'utilizzazione
di queste conversazioni citando
il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuta.
Vi preghiamo di non richiedere alla redazione recapiti telefonici, mail o postali dei nostri ospiti che non dispongano di un sito web; non possiamo trasmetterli in ottemperanza alla vigente legge sulla privacy. |
|