L’ospite accanto a me è Edoardo Albinati.
Scrittore. Poeta e narratore, due definizioni che qui non indicano entità
fra loro separate perché, per ritmo di scrittura e scansione stilistica,
si contaminano trasmettendo al lettore “spazi di soggettivismo onirico,
di gioco surreale", come scrive Giuseppe Conte nella presentazione della
recente pubblicazione in versi di Edoardo: Sintassi
italiana delle preziose edizioni Guanda, una delle poche editrici storiche
che pubblichi poesia: www.guanda.it
Poiché Edoardo non possiede ancora una home page…a proposito,
che aspetti a farla?...sul web c’è molto materiale ma, proprio
per questo, invitabilmente, soffre di una dispersione che rischia d’essere
dissuasiva per il lettore. Perciò vi fornisco ora una piccola guida
essenziale, al resto pensateci voi.
Una scheda su Sintassi italiana, si trova
su: http://www.internetbookshop.it
Per una biobliografia aggiornata, suggerisco www.grandieassociati.it
dove troverete anche giudizi critici sulla sua opera nonché un elettrico
elenco di “ascolti propiziatori” da lui consigliati…che
roba è?...cliccare per saperlo.
Circa La comunione dei beni edito da Giunti: http://www.comune.bologna.it
e su Orti di guerra, stampato da Fazi:
scheda editoriale su http://www.fazieditore.it
e altre notizie cliccando: http://www.cematitalia.it.
Un suo libro che mi è particolarmente piaciuto è 19,
pubblicato da Mondadori, storie di sguardi dalle rotaie d’un tram, una
felicissima scrittura sulla quale dice cose molto giuste Enzo Golino in http://www.espressonline.it
Alla delicata creatività poetica accoppia un forte ingegno civile;
insegna da anni letteratura italiana al carcere di Rebibbia a Roma e su questa
attività potrete leggere due testimonianze su www.ristretti.it
e su http://utenti.lycos.it/scuolacheracconta/carcere.html
Mi piacerebbe vedere tra i frequentatori dei suoi corsi anche allievi i cui
nomi ricorrono quotidianamente sulle prime pagine e nei tg, ma temo che questa
mia speranza andrà delusa.
Basta così. Ho faticato già abbastanza per i miei gusti.
- Benvenuto a bordo, Edoardo…
- Grazie per l’ospitalità. Mi sento a mio agio in questi non-luoghi.
O posti estremi. Meglio che nella “vita reale”!
- Voglio farti assaggiare questa bottiglia di Malvasia Secco Frizzante Doc
Colli Piacentini di Torre Fornello…qua il bicchiere…ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida,
a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello
spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta
sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti,
il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Edoardo secondo
Edoardo…
- Ieri in autostrada ascoltavo un nastro di vecchie canzoni degli Who. Ce
n’è una che s’intitola, mi pare, The
Seeker, ecco, io mi sento così, uno che cerca, un cercatore
o saggiatore, la letteratura è il mio scandaglio. Un’ altra immagine
che mi torna in mente (forse per assonanza...) è lo Stalker
di Tarkovskij. Nel film, lui lanciava un bullone con un nastro attaccato,
per aprirsi la strada e indicare la direzione da prendere. Anch’io procedo
nella mia ricerca con movimenti un po’ casuali e misteriosi, cercando
di affidarmi all’istinto e poi puntandoci sopra tutte le risorse intellettuali.
- Ora ti tocca uno dei miei tirannici esercizi che talvolta impongo ai miei
ospiti.
In quindici parole – tante quante sono le lettere del tuo nome –
non una in più non una in meno,
definisci per i miei avventori la tua presenza nello scenario letterario…
- Quello che scrive meglio giù in paese. Un outsider mezzo fallito.
Un oggetto di lusso.
- Nel tuo lavoro letterario, nello scrivere in versi o scrivere in prosa,
cambiano solo le tecniche, oppure, con esse, o prima di esse, anche le finalità
della scrittura?
- Quali sono le finalità della scrittura? Mistero. Io conosco dei
ritmi diversi, danze più o meno veloci. Alcune servono a stringere
il corpo del tuo partner, altre a scatenarti da solo come se fossi fatto di
aria e elettricità. I mondi cambiano a seconda del ritmo con cui li
percorri, esistono gradi di definizione verbale capaci di fissare dettagli
completamente diversi di una medesima esperienza. Con la poesia salto i passaggi
intermedi, cucio le immagini liberamente usando un filo mentale tanto sottile
che neanch’io lo vedo. Con la prosa le trame si fanno più fitte,
la costruzione paziente, il lettore dovrà restarci impigliato giorni
o mesi. La poesia è più seduttiva, desiderio che s’incenerisce,
la prosa dà i suoi frutti grazie a un patto di durata. (Come in tutte
le categorizzazioni, è naturalmente vero anche il contrario!)
- Nanni Balestrini parecchi anni fa…Hans Magnus Enzensberger in epoca
più recente con “Poesie-Automat”…computer programmati
per scrivere versi. Come giudichi quelle esperienze?
- L’automatismo è il livello più elevato dell’espressione.
Difficile raggiungerlo e ancora più difficile permanere nella sua grazia.
Chi scrive se la sogna la notte. Di qui i tentativi di arrivarci con un surrogato
o una scorciatoia.
- Che cos’è secondo te che distingue – o dovrebbe distinguere
- il traguardo espressivo della letteratura dalle altre forme di comunicazione
artistica, oggi?
- Certo che fai domande difficili...
- Edoardo, mi pagano per questo!
- Se è così…rispondo dicendo:una forma di conoscenza sensuale.
Che cioè passa necessariamente per un’incarnazione.
- E’ nella letteratura oppure in altre aree che credi ci siano i lavori
più interessanti nella ricerca di nuove modalità espressive?
- Oggi mi interessa in particolare la fotografia. Non so, mi piace la sua
grana, la sua freddezza e il suo ingannevole statuto di verità. Dalla
musica mi aspetto sempre grandi cose anche se riconosco che la mia attesa
è più che altro di ordine sentimentale. Ma non riesco ad avere
interessi generali, piuttosto delle passioni che errano e mi conducono a collaborazioni
pratiche, a voler ficcare le mani nella pasta creata e modellata dagli altri,
dai veri maestri di questa o quella disciplina: appunto fotografi, pittori,
musicisti -- figli unici con cui gemellarsi per un’opera.
Esempio, il teatro - normalmente mi dice poco, eppure ho trovato lì
un anima speculare in Giorgio Barberio Corsetti e mi piace lavorare assieme
a lui, imitare i suoi ritmi aerei così differenti dai miei.
- Per fare una domanda difficile, e stavolta, intelligente, non mi resta che
fartela fare da un altro. Copio e incollo: l’arte elettronica, la vedi
come una smaterializzazione del corpo fisico delle arti così come le
conoscevamo? Oppure una mutazione genetica?
- L’arte mi attrae relativamente alla quantità di energia e
invenzione formale che è in grado di produrre. Altrimenti sono più
interessanti le sfilate di moda e i carceri di alta sicurezza. Nell’arte
elettronica (ma cosa s’intende esattamente con questo termine?) vedo
per ora un giocherellare con le tecniche, una fase di studio. L’euforia
di superficie nasconde fin troppa cautela. E poi se è vero quel che
ho detto prima sull’incarnazione, come la mettiamo con un arte del tutto
smaterializzata?
- Ma ti pare il modo? Qui le domande le faccio io.
Sia come sia, internet e letteratura…qual è per te la differenza
espressiva tra testo scritto e ipertesto?
- Domandato Rispondo.
In un testo contano anche i vuoti. La sua finitezza. L’opera è
frutto di mutilazioni. Guai a colmare le parti mancanti con un supplemento
informativo o con l’idea che “ce n’è ancora”,
“ce n’è per tutti”. Per altro la mia mente parte
da sola a lavorare su catene ipertestuali, creando aggrovigliati link tra
oggetti, immagini e idee, e io debbo piuttosto tenerla a freno, questa tendenza
connettiva, altrimenti divento io stesso una sciarada di citazioni! Be’,
un libro l’ho scritto tutto così, Orti
di guerra, il più strampalato e illegibile che ho pubblicato
-- infatti piace solo a qualche maniaco…Nelle poesie di Sintassi
italiana tento di mettere in circolo una quantità di stimoli
percettivi ma non per rinviare ad altri luoghi e fonti, piuttosto per creare
una vibrazione tematica che tenga il lettore avvinto al testo, e in grado
di girare pagina dopo pagina senza scagliare il libro contro il muro. La forza
centrifuga che si sprigiona dalla scrittura dev’essere bilanciata dalla
unicità di un libro.
- Il web trasformerà o ha già trasformato la lingua? In quale
direzione?
- Amo molto la fluidità e apparente immediatezza dei messaggi e-mail.
Sono la mia lettura preferita. Si può forse lavorare su questa sintassi
per renderla davvero elastica e vibrante. Qualche settimana fa ero in Pakistan
e scrivevo più o meno allo stesso modo di quello usato quando mi trovavo
in Italia. Segno che la lingua si affina nel mezzo.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci, infliggo
una riflessione su Star Trek… che cosa rappresenta quel videomito nel
nostro immaginario?
- Di tutta la saga ho catturato solo l’idea di esilio, il fatto di portarsi
il proprio mondo in spalla, come un guscio di lumaca.
- Siamo quasi arrivati ad Albinatya, pianeta abitato da alieni che per viaggiare
dispongono di un solo vettore chiamato 19…se
devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista…anche
perché è finita la bottiglia di Malvasia di Torre Fornello…però
torna a trovarmi, io qua sto…intesi eh?
- Grazie, alla prossima tappa. Tra pochi giorni tornerò in prigione
e lì bisogna lavorare parecchio di fantasia, viaggiare, viaggiare sulle
parole. Sai come si dice, il bisogno di evadere...
- Già! Ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise:
lunga vita e prosperità!
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