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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L’ospite accanto a me è Giulia Niccolai. Poetessa, narratrice, saggista. Nata a Milano da madre americana e padre italiano, è perfettamente bilingue. Ha iniziato come fotografa e giornalista. E’ l’unica donna presente nella storia letteraria del Gruppo ‘63. Nel 1966, ha pubblicato per Feltrinelli il suo primo romanzo: Il grande angolo. Nel 1970, insieme con Adriano Spatola, fondò Tam Tam, che successivamente diede il nome alla casa editrice Edizioni Geiger. Quattro plaquettes di poesie, dapprima uscite presso la Geiger, furono successivamente ripubblicate sotto il titolo Harry’s Bar e altre poesie 1969-1980, da Feltrinelli. Due plaquettes di poesia visuale e di fotografia concettuale non incluse in quel volume – Poema & Oggetto e Facsimile, le stampò Tau/ma nel 1976. Un lungo poema in prosa scritto in inglese è apparso su Invisible City di Los Angeles, successivamente in italiano con il titolo Singsons for New Year’s Adam & Eve, ancora nel catalogo Geiger. Dell’84, presso El Bagatt, Frisbees in facoltà, una scelta di poesie brevi. Ha scritto Lidia De Federicis: “…Chi ha avuto occasione e, direi, la fortuna di leggere i suoi meravigliosi “frisbees” lanciati nel mondo, conosce già la originalità e lo spiccato sense of humor della Niccolai. Sappiamo che il gioco del frisbee coinvolge al minimo due persone (simile a una partita di ping pong), gioco che diventa anche metafora di un dialogo: l’autore lancia un messaggio/sfida che il lettore riceve e, a suo modo, rimanda, in un processo teoricamente senza fine e forse anche illogico, soltanto per puro divertimento”. Valorosa traduttrice, a lei si devono lavori di Gertrude Stein. Ho anche cara una traduzione di Angela Carter , “Gatto Marino e Re Drago”, uscita da Mondadori. Dalla metà degli Anni '80, ha iniziato ad esplorare l'Oriente, andando spesso in Giappone ed avvicinandosi allo spiritualismo buddista. Tra le cose più recenti: Esoterico biliardo (Archinto, 2001) e il Premio Speciale della Giuria 'Opere Scelte' Regione Veneto nell'ambito del "XVI Premio Nazionale di Poesia Lorenzo Montano" ottenuto nell’ottobre di questo 2002; per l’occasione, Anterem Edizioni ha edito una selezione di poesie e prose, "La misura del respiro", con premessa di Aldo Tagliaferri e saggio critico di Franco Tagliaferro. Impossibile segnalare le tantissime sue presenze in antologie, ne ricorderò qui solo due perché le ho sui miei scaffali: “Letteratura degli anni ‘80”, a cura di Bettini, Lunetta, Muzzioli, (Bastogi, 1985), e “Poesia italiana della contraddizione” (Newton Compton, 1989).
Figura centrale della poesia contemporanea, ne amo lo stile scattante, appassionato e giocoso col quale scava il rapporto micro-macro esistente nelle parole, “fissando in ogni foglia l’universo” come dice il Maestro Zen. Pur essendo una delle più belle isole nell’arcipelago della sperimentazione, in Giulia vedo, e non sono il solo, un classico. Quando per RadioRai realizzai nei primi anni ’80 una performance di Adriano Spatola, nei giorni di quella lavorazione con lui si parlò dell’opportunità d’invitarla a prodursi in una successiva puntata di quel programma, ma una delle tante teste di silicio di quell’emittente decise poco dopo di chiudere quello spazio e non se ne poté fare niente. Ne ho ancora rammarico.
Moltissime le citazioni sul web, ne scelgo alcune: per bibliografia, testi e una dichiarazione di poetica: http://www.cirps.it/risorse/poesia; un ragionamento di Elio Grasso sull’opera di Giulia: http://waves.loffredo.it; un suo autoritratto d’infanzia lo trovate su: http://www.comune.modena.it; altre notizie cliccando http://railibro.lacab.it

 

Benvenuta a bordo, Giulia…
A rischio di apparire subito scorbutica e ingrata, dopo quanto hai appena detto su di me con la tua conoscenza del mio lavoro, sono però costretta a dirti che non so niente di Star Trek e dei membri dell'Enterprise perché non l'ho mai seguito…Mi accetti comunque?
Certamente. Voglio farti assaggiare ora questa Malvasia Dolce dei Colli Piacentini di Torre Fornello…qua il bicchiere…ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come chiedo iniziando la conversazione con i miei avventori, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Giulia secondo Giulia…
L'anagramma del mio nome dà: "gioia luci lanci". Non so se è vero, e starebbe agli altri dirlo, comunque è un'aspirazione (forse anche in sintonia con l'Enterprise…).
Un esercizio crudele che spesso propongo ai miei ospiti: in 14 parole (tante quante sono le lettere che formano il tuo nome), definisci la tua presenza nello scenario letterario…
Non-narcisista.
La lineetta vale una lettera? Se sì, sono 14.
Sì, la lineetta vale, quindi, ci sei riuscita. Nel tuo lavoro letterario, nello scrivere in versi o scrivere in prosa, cambiano solo le tecniche, oppure, con esse, o prima di esse, anche le finalità della scrittura?
Da un paio d'anni mi trovo in una impasse: non so mai se scrivere in prosa o in poesia, così tendo a scrivere la stessa cosa in tutti e due i modi, iniziando dall'una o dall'altra, indifferentemente.
Ha scritto Roman Jakobson in Poetica e Poesia: “Il confine che divide l’opera poetica da ciò che non è tale, risulta più labile di quello dei territori amministrativi cinesi”.
Sei d’accordo con quella enunciazione?
Assolutamente d'accordo, proprio per quanto ho appena detto.
Laurie Anderson canta "Language is a virus" citando William Burroughs che diceva "Il linguaggio è un virus venuto dallo spazio". Segue, quindi, una domanda acconcia in un viaggio spaziale: sei d’accordo con quella definizione? Se no, perché? E, se si, qual è oggi la principale insidia di quel virus?
Se per "spazio" Burroughs intende una risonanza interiore, una necessità di esprimersi della nostra mente (intesa in senso buddista, dunque anche come spirito), sì.
E' un "virus" perché esprime una verità relativa. La verità ultima la detengono solo i Badhisattva o i Santi.
Anche questa distinzione tra due "verità" appartiene alla filosofia buddista: la verità "relativa" è: come le cose, i fenomeni ci appaiono. Quella "ultima": come le cose, i fenomeni effettivamente sono.
L’arte elettronica, la vedi come una smaterializzazione del corpo fisico delle arti così come le conoscevamo? Oppure una mutazione genetica?
Per il poco che ne so, sono portata a pensare che la "smaterializzazione del corpo fisico" sia già una "mutazione genetica".
Il web trasformerà o ha già trasformato la lingua? Se sì, In quale direzione?
Sì, in una direzione semplificata al massimo, priva di sfumature, di filosofia: quella binaria… Una lingua telegrammatica.
Oltre la letteratura, in quali altre aree - arti visive, musica, fumetti, video, etc. - credi ci siano oggi i lavori più interessanti nella ricerca di nuove modalità espressive?
Seguo pochissime cose perché invecchiando si ha sempre meno tempo. Forse proprio per questa ragione, non riesco più a sentire il "polso della situazione". In altre parole, non mi sento più "nella corrente". Ferma sulla riva la guardo passare.
Ho ricordato in apertura i tuoi lavori fotografici. Una domanda su quel campo. Presto i telefoni cellulari faranno ed invieranno fotografie digitali. Le e-mail saranno accompagnate da immagini e suoni. L’unione di tre media (foto, musica, comunicazione scritta) quale influenza potrà avere sul linguaggio dell’immagine fotografica?
Tutto questo, secondo me, ha poco a che fare con la fotografia. Ha piuttosto a che fare con l'invadenza della privacy. Nessuno, nemmeno in casa propria, potrà più isolarsi dal mondo, si sentirà costantemente osservato e spiato (o osservabile e spiabile).
A proposito di tue attività, c’è quella di traduttrice. Ad una domanda sul tema non illuderti di sfuggire. Poiché detesto le espressioni "quale rapporto fra" e "la funzione di", le eviterò ricorrendo ad una perifrasi, vediamo se ci riesco: fra il traduttore e il testo su cui lavora, quale rapporto fra loro è augurabile e come vedi la funzione principale (oltre a farsi capire) del traduttore?...Acc!...vuoi vedere che non sono riuscito ad evitare quelle espressioni…
Tradurre è un lavoro piuttosto mal pagato, sopratutto in Italia. E' faticoso perché richiede grande concentrazione e attenzione, ma proprio per queste ragioni insegna molte cose sulla scrittura e sullo scrivere. Secondo me, abbiamo tutti l'abitudine di leggere troppo in fretta, proiettando anche sul testo una quantità di pensieri o supposizioni nostre. Insomma, al testo aggiungiamo una quantità di "farina nostra".Traducendo, si è costretti a rimanere fedeli alle parole scritte e il testo ti si rivela. Entri nella grammatica e nella sintassi, dunque nello stile, capisci quando l'autore "c'è o non c'è", quando si dilunga, quando è compiaciuto, quando si esprime al meglio e riesce a meravigliarti raggiungendo uno spessore importante. La funzione del traduttore dipende sempre dall'autore. Se l'autore è noioso, si annoierà anche il traduttore. Se la scrittura dell'autore è una sorta di sfida, si verificherà una lotta corpo a corpo, entusiasmante.
In una conversazione su di un’astronave, non può mancare il tema Arte-Scienza. Lévi, ad esempio, si è chiesto "Il futuro apparterrà più agli artisti o agli scienziati?". Insomma, il pensiero d'avanguardia si è forse spostato dal campo delle arti a quello della fisica delle particelle?
Il pensiero, l'arte d'avanguardia per nascere e svilupparsi necessitano di una determinata situazione socio-politica, economica e culturale, tanto è vero che, quando le cose poi cambiano, l'avanguardia muore, si dissolve, non ha più ragione di essere. Se invece prosegue, riesce solo a fare il verso a se stessa. Perde grinta, diventa noiosa perché non fa che ripetersi. Di questo sono convinta. Mi pare invece che la scienza segua una sua logica più interna, certo più distanziata e astratta di quella dell'avanguardia in rapporto alla realtà. Inoltre la scienza ha bisogno di molti soldi per la ricerca, dunque è piu legata al potere, a chi i soldi ce li ha e ha anche potere decisionale.
Stiamo vivendo un'epoca di protagonismo. Basta fare o dire una sciocchezza (o qualcosa di molto peggio), e si finisce sui giornali. Per questa ragione si può avere l'impressione che il futuro apparterrà ai narcisisti. Ma per nostra fortuna il futuro non "appartiene" mai a nessuno e c'è ancora una certa differenza tra "cronaca" e "storia".
A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci, infliggo una riflessione su Star Trek, ma mi hai già detto che nulla sai della famosa serie tv ed è inutile, quindi, porti la domanda …
…già. Ma ti prometto che prenderò un televisore e inizierò a seguire Star Trek per poterti rispondere in futuro al nostro prossimo incontro.
Bene. Siamo quasi arrivati a Niccolai-G, pianeta che vola come un frisbee nella Galassia ed è abitato da alieni che sapientemente dicono: “Forse che sì, forse Queneau”…se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di Malvasia Dolce Colli Piacentini di Torre Fornello…
ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

È possibile l'utilizzazione di queste conversazioni citando il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuta.

Vi preghiamo di non richiedere alla redazione recapiti telefonici, mail o postali dei nostri ospiti che non dispongano di un sito web; non possiamo trasmetterli in ottemperanza alla vigente legge sulla privacy.

 

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commenti presenti

Ho trovato l'intervento molto interessante e se permettete vorrei farvi una domanda. Sto cercando una poesia della Niccolai intitolata Sintattico e Verbale. Potreste dirmi in quale raccolta si trova o a chi posso rivolgermi? Mille grazie Laura

inviato da Laura McLoughlin
 

Risposta a Laura: la poesia si trova in "Harry's Bar e altre poesie - 1969-1980" Feltrinelli, 1981. Grazie per il suo interessamento, Giulia

inviato da giulia niccolai
 

In merito all'attività di traduttrice di Giulia Niccolai vorrei chiedere dove posso trovare alcune osservazioni e delucidazioni riguardanti la traduzione delle favole di Jean De La Fontaine svolta da Giulia Niccolai e Adriano Spatola. Qualcuno può darmi anche la più piccola indicazione?grazie mille Serena

inviato da serena
 

In merito all'attività di traduttrice di Giulia Niccolai vorrei chiedere dove posso trovare alcune osservazioni e delucidazioni riguardanti la traduzione delle favole di Jean De La Fontaine svolta da Giulia Niccolai e Adriano Spatola. Qualcuno può darmi anche la più piccola indicazione?grazie mille Serena

inviato da serena
 

Devo aver tradotto La Fontaine per le Emme Edizioni di Rosellina Archinto ma non ricordo se il libro sia poi stato pubblicato. Grazie di cuore, Giulia

inviato da giulia niccolai
 

Cara Giulia, lunedí prossimo (12 marzo) avró la fortuna di fare una presentazione della sua vita e delle sue opere per studenti dell'universitá piú grande di Budapest. Siccome anch'io sono una studentessa mi piacerebbe di farLe alcune domande. Ci sarebbe la possibilitá? Grazie mille, Litta

inviato da Litta
 

Cara Giulia, lunedí prossimo (12 marzo) avró la fortuna di fare una presentazione della sua vita e delle sue opere per studenti dell'universitá piú grande di Budapest. Siccome anch'io sono una studentessa mi piacerebbe di farLe alcune domande. Ci sarebbe la possibilitá? Grazie mille, Litta

inviato da Litta
 

Sono un'estimatrice della poeta Giulia Niccolai, che ho avuto modo di conoscere durante l'ultima edizione del premio di poesia Lorenzo Montano, vorrei gentilmente sapere se posso avere il suo indirizzo mail, per poterLe inviare informazioni sul mio blog. Grazie per l'attenzione Stefania Vassura

inviato da Stefania Vassura
 

 

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