L’ospite accanto a me è Caterina Davinio. Computer artista, scrittrice, curatrice di mostre e rassegne, ma soprattutto: poeta. Uso questa parola giusto per intenderci sul veloce, perché la sua opera mi pare meriti una più articolata definizione, spazia, infatti, in quell’area dei mixed media, dell’intercodice, dove si fondono più esperienze espressive, con risultati che investono molteplici campi estetici. Ha curato manifestazioni di scrittura e nuovi media in molte città d'Italia, rassegne di poesia sperimentale e di arti elettroniche anche all'estero. Ricordo la sua partecipazione a oltre settanta mostre e festival internazionali in molti paesi del mondo. Ha pubblicato un romanzo: Còlor còlor (Campanotto, 1998), un saggio: Tecno-poesia e realtà virtuali (Sometti, Mantova 2002), poesie e articoli sui nuovi media in varie riviste d'avanguardia internazionali. Dirige un’attrezzatissimo sito telematico sulla quale troverete non soltanto lavori e riflessioni sulle nuove forme poetiche italiane e straniere, ma una mappa ragionata su tutto il mondo delle tecnoculture con interventi di critici, teorici, artisti, operatori: http://xoomer.virgilio.it/kareninazoom/kareninarivista.html. Inoltre, potrete saperne di più di quanto io abbia detto sulla Divina Davinio che ho qui accanto, cliccando su:
http://xoomer.virgilio.it/kareninazoom/caterinadav.html.
- Benvenuta a bordo, Caterina…
- Che giornataccia, uff, un ventaccio stellare, oggi, salve…beh, carino qui, cos'è una birreria telematica? No, vineria, bene!, E che tipi eccentrici vanno in giro...Cybersexo, droghe sintetiche & techno-rock'n'roll, eh, confessa...
- Grazie a Io qui nulla ci manca. Voglio farti assaggiare questo "La Jara" Chardonnay Doc Colli Piacentini di Torre Fornello…qua il bicchiere…ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo ritratto… interiore…insomma, chi è Caterina secondo Caterina…
- Ma è chiaro: è un extraterrestre - umano, troppo umano! -
Il complimento più bello me l'ha fatto Eugenio Miccini: "Ma Lei è un mostro!".
Pregi: il senso dell'estraneità per me è sacro, vivo lo spirito del viaggiatore, che arriva sapendo di ripartire, Caterina non mette radici e pensa sempre a un luogo diverso da quello in cui si trova.
Debolezze: ama i giocattoli costosi che la tecnologia mette a disposizione di noi "occidentali": computer, videocamere, macchine digitali e quant'altro nell'era spaziale potremo immaginare, quindi è sempre in bolletta.
Molti anni fa la macchina e il suo linguaggio hanno risucchiato l'incauta apprendista infondendole un po' della propria sostanza fatta di bit, di cip, di 0 e di 1, finché il PC non l'ha teletrasportata nell'"universo intermedio" di Internet traducendo corpo e cose in codice macchina (poesia compresa), ed è così da tanto tempo, che malvolentieri rimette il piede sulla terra e, quando lo fa, le gira testa e barcolla, come i marinai.
Difetti: quando le chiedono cosa pensa dell'arte "al femminile" risponde che non lo sa perché lei ha le palle "quadrate", con "*azzi e contro*azzi" (chiedo scusa), così infine si ritrova tutti contro, femministe, maschilisti e gay.
Adesso sai tutto, se vuoi possiamo pure finire qui l'intervista.
- Ti propongo un esercizio crudele, ma non preoccuparti…ne seguiranno altri. In quindici parole (non una in più né in meno) tante quante sono le lettere che compongono il tuo nome, traccia il tuo profilo artistico per i miei avventori…
- Perbacco, e se mi fossi chiamata Gea Pin? Quindici parole sono pure troppe, in ogni caso, voilà: "Una terrorista infiltrata nel mondo dell'arte. Scopo: fare il maggior numero di danni possibili".
- Laurie Anderson canta Language is a virus citando William Burroughs che diceva "Il linguaggio è un virus forse venuto dallo spazio". Segue una domanda acconcia in un viaggio come questo: sei d’accordo con quella definizione? E, se si, qual è oggi la principale insidia terrestre di quel virus?
- Il linguaggio (binario?) s'impossesserà del nostro corpo rendendoci immortali. Il linguaggio contamina la realtà, del resto l'arte degli ultimi cent'anni è una continua ibridazione tra rappresentazione (linguaggio) e cosa (realtà), il linguaggio procede motu proprio, costringendoci alle mille domande sulla realtà. Poi c'è Internet tra simulazione e verità, tra spostamento virtuale soggettivo e comunicazione reale, terra di tutti e di nessuno, corpo comune della rete, insomma... Eppure è solo linguaggio, e ha reso la terra un pianeta insopportabilmente troppo piccolo, per noi creature concupite e snaturate dall'htm. Ho fatto una performance telematica sull'argomento: "Prigioniera della realtà", una volta, tanto tempo fa...
- Ha scritto Roman Jakobson in Poetica e Poesia: “Il confine che divide l’opera poetica da ciò che non è tale, risulta più labile di quello dei territori amministrativi cinesi”…è proprio così?
- A ciascuno di noi spetta tracciare quel confine.
La poesia è una prospettiva diversa che improvvisamente rivela l'abissale profondità di ciò che chiamiamo reale. La poesia è l'incanto sperimentato da chi all'incanto non crede, è una menzogna che brilla di verità, è la vanità del tutto da cui prorompono lacrime, consolazione e risa, eppure essa non è in sé nulla, il poeta lo sa bene.
Tuttavia esistono parole, formule e persino oggetti, cui si aggrappa una suggestione collettiva, che sollecitano in chi li guarda quella straordinaria profondità. Hai notato come le parole dei grandi poeti siano sorprendentemente povere, inutilmente gettate via tutti i giorni?, cui non baderemmo mai se non fossero lì, nel verso, all'improvviso sterminate e imbarazzanti.
- Sei una protagonista del rinnovamento delle poetiche proponendo come artista, e anche come teorica ed organizzatrice di rassegne, CD d'arte e di Web Art, cercando un confronto col testo poetico nella sua accezione più ampia: da quello lineare a quello visivo, sonoro, performativo…quale nuovo panorama di segni è nato da tutto ciò?
- E' un panorama vasto, più che mai segnato, come già la poesia visiva, da una vocazione internazionale. In esso agiscono personalità di artisti molto diversi per formazione (arti visive, letteratura, cinema) e tecnologie usate (video digitale, computer grafica, Internet, scrittura generativa, ecc). La diversità riguarda non tanto e non solo gli oggetti creati, ma il processo messo in atto per produrli. Tra le caratteristiche l'intermedialità e l'abdicazione dell'autore al proprio ruolo, da un lato in direzione dell'automatismo - non deterministico, ma anzi imprevedibile - della macchina, dall'altro a vantaggio dell'anarchia esplorativa del lettore/spettatore, che ha un ruolo fondamentale nell'opera interattiva.
Ma oggi chi detiene il potere della cultura ha preteso di appropriarsi dell'arte dei nuovi media senza digerirne i presupposti, generando confusione: così spesso si tenta di contrabbandare il vecchio per il nuovo, sovrapponendo la tecnologia a cose che non c'entrano nulla e che hanno una lunga, antica storia...L'esempio tipico è la teatralizzazione delle letture poetiche cui taluni associano musiche e scenografie elettroniche: è la poesia dei tempi di Omero accompagnata da musica e canto dei nostri tempi, non destruttura il linguaggio simbolico, non integra l'elettronica nella sintassi.
L'altro esempio limite è quello di chi pretenderebbe di reificare la net-art per venderla, trasformandola addirittura in "pittura" (proprio quella fatta col vecchio buon pennello!) di icone e simboli dell'universo informatico e telematico. Che tocca fare per campare, no?
Il discorso sarebbe lungo, e il tuo vino m'indurrebbe a lasciarmi andare, a dire quello che penso, in vino veritas, ma non farò gli illustri nomi, giuro...
- Peccato, mi sarei accontentato anche solo dei cognomi.
Internet, nuove tecnologie, letteratura…quale differenza espressiva vedi tra testo scritto e ipertesto?
- "Ipertesto" è una parola nata in ambiente informatico negli anni 60 e indica un testo in cui il contenuto non è in ordine sequenziale, ma è diviso in blocchi disposti secondo una struttura reticolare, in cui il lettore può individuare più di un percorso o anche andare alla deriva (dipende dal grado di gerarchizzazione che l'autore ha imposto al proprio ipertesto); se l'ipertesto è una narrazione, il lettore può costruire più di una storia, giocando metanarrativamente con i nodi della narrazione. L'elemento fondante della struttura è il link.
L'ipertesto si presenta oggi spesso nella forma più spettacolare dell'ipermedia, dotato di una grammatica che coniuga musiche, immagini, filmati, animazioni; se il tutto non è una semplice sovrapposizione, ma concorre a formare un testo intersemiotico, possiamo trovarci di fronte a un sistema nuovo.
- La proprietà intellettuale al tempo di Internet ha posto nuovi problemi. E’ chiaro che non mi riferisco a plagi o cose simili, ma a fenomeni che teorizzano il sabotaggio del diritto d’autore: Luther Blisset, Linux, Wu-Ming…con ragioni, peraltro, non prive di senso. Tu che ne pensi?
Io campo pure di SIAE, dottoressa la prego…la verità! Sono preparato a tutto!!
- L'arte dei nuovi media, come già ai tempi di Duchamp e della Pop Art, rielabora ready made, usa come materia prima elementi tratti dallo scenario dei mezzi di comunicazione di massa (è stato fatto anche dalla poesia visiva), in cui sono presenti componenti la cui paternità spetterebbe ad altri; è evidente che l'applicazione rigorosa del diritto d'autore finirebbe per legare mani e piedi all'artista, che non potrebbe liberare la propria creatività senza infrangere il diritto d'autore di qualcuno.
Inoltre le idee hanno più valore nella misura in cui sono capaci di diffondersi di essere condivise, riprese ed elaborate da altri, in ciò è sempre in agguato il plagio, quanto lo è a ogni svolta l'innovazione.
Si deve essere contro il diritto d'autore come possibilità di legare, a scopo di lucro, idee e linguaggi a singoli editori/produttori che ne facciano un'opportunità a disposizione di pochi.
Tuttavia provo sincera pietà per chi, a corto di idee, si appropria di quelle altrui; la cosa è più melanconica quando sono gli anziani a copiare i giovani, i maestri gli allievi, ma succede anche il contrario: che quotidianamente qualche giovanotto di belle speranze brevetti l'acqua calda e con essa l'avanguardia, ma forse più che di plagio in questo caso parlerei di mancanza delle necessarie conoscenze, la scuola ha le sue colpe.
- Un grande cyber pensatore, Derrick de Kerckhove, ha scritto che la connettività è una delle grandi scoperte del mondo moderno, aggiungendo che essa però è sempre esistita tra gli uomini, ma prima non si era capaci di servirsene. Oltre alla connettività, quali valori attribuisci al web?
- Meno male che ammette che la connettività è sempre esistita tra gli uomini! Non erano capaci di servirsene?!?: "Vilma, dammi la clava!" (pronunciato con voce tonante, in modo che la voce giunga forte all'esterno della caverna), segnali di fumo, tamburi di guerra, profumo d'amore... l'universo dei segni si articola continuamente in connessioni/contatti; la differenza è che adesso ci si connette a grande distanza attraverso tecnologie complesse.
Connettività è una parola tecnica che non amo, una di quelle la cui fortuna tramonta rapidamente, com'è successo per cyberpunk, comunque de Kerckhove è un nome culto.
Connettersi è solo una fase della comunicazione che ora tende a sostituire e ad annullare le altre (mi sono occupata della cosa nella definizione di "poesia in funzione fàtica"). Connettersi è in certo senso espandere la presenza, un po' segnare il territorio; il concetto è dilatato dalle trasmissioni a distanza, sviluppato nell'idea di spostamento on line, dove la comunicazione (il passaggio d'informazione) assume l'aspetto virtuale (ma fino a un certo punto) del movimento soggettivo; è proprio il linguaggio che ci consente la presenza a distanza, solo che le tecnologie hanno moltiplicato vertiginosamente quella distanza, rimpicciolendo il mondo. Ho lavorato su questi concetti in varie performance telematiche collettive, che hanno creato un genere, ottenendo ampi riscontri nel mondo; tra esse Global Poetry, Copia dal vero (Paint from Nature), Azione Parallela - Bunker (per la 49ma Biennale), chi è interessato può dare un'occhiata ai siti, partendo dalla pagina http://space.tin.it/arte/cprezi/caterinadav.html.
Il web ci costringe a domande capitali sull'identità, sull'idea di presenza, di materia, di movimento, di spazio e tempo: è un'invenzione che ha rivoluzionato fisica e metafisica, perché in realtà virtuale nulla esiste più fuori dal linguaggio: l'essere e il dire coincidono nell'arte elettronica, c'è di mezzo la codificazione in linguaggio macchina (è la tesi del mio libro sulla techno-poesia). Il linguaggio macchina contamina ontologicamente la realtà; la tecnologia non "smaterializza" l'arte, come sostengono semplicisticamente alcuni, ne traduce l'oggettualità, rendendone più facile uso e abuso.
- Tra le tue attività, dirigi sul web karenina.it. Dimmi che cosa ritieni che distingua karenina da altri siti d’informazione culturale…
- Apparentemente nulla, in quanto la differenza è nella concezione e nel percorso che ha portato a progettarla. Karenina.it è un luogo che futuristicamente libera la scrittura, annulla la differenza tra arte e critica; è stato il primo sito letterario a livello mondiale a rivendicare la dimensione del dibattito teorico come potenzialità estetica. Insomma è un luogo in cui chi prende la parola diviene un po' protagonista di una storia. Adesso è un punto di riferimento planetario per l'avanguardia poetica e molti ambiscono alle nostre pagine perché sono una vetrina internazionale, ma per stare veramente nel progetto bisogna stare nello spirito del progetto. Nietzsche scriveva: "Contro l'arte delle opere d'arte voglio insegnare un'arte superiore, quella dell'invenzione di feste", e ciò vale anche per i siti web: non ha senso costruire pagine in html da sostituire a quelle di carta.
- Ho cominciato imponendoti un esercizio crudele, concludo con un altro. A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, infatti, prima di lasciarci, infliggo una riflessione su Star Trek…che cosa rappresenta quel videomito nel nostro immaginario?
- Non sono una consumatrice di televisione, lo confesso, ma ST è un mito che ha attraversato tre generazioni: il messaggio di ST è in fondo rassicurate (o inquietante a seconda dei punti di vista): nell'angolo più remoto dello spazio si possono trovare creature con sentimenti simili ai nostri: aggressività, amore, odio, curiosità, o creature che ne sono prive, alle quali i nostri eroi tenteranno di spiegare (riuscendovi infine) cosa le emozioni, lo spazio e il tempo, la nascita e la morte, siano. Il messaggio è dunque: non lagnatevi, la creazione è perfetta, in essa regna una fondamentale armonia se riusciremo a bandire la violenza. Preferirei un insegnamento meno rassicurante, che le domande di concentrassero non tanto su di noi, pardòn, voi umani, ma sull'identità dell'altro, dello straniero, dell'extracomunitario totale. In fondo ST è l'uomo americano medio misura di tutte le cose... Ciò mi pare riduttivo e mi fa sentire incompresa (come alieno), e troppo sola nell'universo (come essere umano), preferirei che si rappresentasse una fanta-bio-diversità più radicale.
- Siamo quasi arrivati a Dawynya, pianeta-monitor della Galassia, abitato da alieni che si cibano di frames e sono adoratori di una divinità chiamata Marcel Duchamp…se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di "La Jara" Chardonnay Doc Colli Piacentini di Torre Fornello…Però torna a trovarmi, io qua sto…intesi eh?
- Sono arrivata, mi tuffo nel Grande Vetro, Adolgiso - Adolgiso è veramente un nome spaziale, te l'hanno mai detto? - Certo che tornerò! Solo qui si trovano quegli "stupefacenti" frames allucinogeni che sono severamente proibiti sulla maggior parte dei pianeti della confederazione... Tappa obbligata per poeti cyber-maledetti!
- Vabbè ti aspetto, e ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!
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