L'ospite accanto a me è Massimo Carlotto.
Scrittore, "esponente di spicco del noir mediterraneo", come
lo definisce il critico Filippo La Porta.
Prima che debuttasse sulla scena letteraria, fu al centro, come molti
di voi ricorderanno, d'un clamoroso caso giudiziario cominciato nel
1976 (era allora un giovane di Lotta Continua, e la cosa non gli giovò),
che si trascinò penosamente per diciassette anni fino al '93,
quando Massimo, sostenuto da molti e soprattutto dall'assenza di prove
contro di lui, ebbe la grazia dal Presidente della Repubblica.
Il suo primo libro, "Il fuggiasco", narra le vicende d'un
latitante, lontano dagli ambienti protetti del crimine, perché
non vi appartiene. Lo lessi vedendo nel protagonista un Ulisse che
compie un'odissea alla rovescia, partendo da Itaca. Tanti i paesi
che gira
e i tipi che incontra, incrociando anche ambienti politici di cui dà
una testimonianza che va oltre il dato romanzesco, vi traluce il documentario.
Rwicordo solo un altro lavoro che, con diverso taglio, illumina con
grande
forza quegli stessi ambienti: è un film, "Roma, Paris,
Barcelona"
di Paolo Grassini, noto ai cinefili ma non al grande circuito; oltre
ad essere un ottimo film, la ritengo un'opera di eccezionale profondità
per capire quegli anni.
Da "Il fuggiasco" che è del 1994 fino al recentissimo
"Arrivederci amore, ciao", i suoi libri sono stati tutti pubblicati
dalla Casa editrice E/O che ha il non piccolo merito d'avere compreso
subito lo spessore di quest'autore che ha finora scritto e viste rappresentate
anche due sue opere teatrali.
Fra i primi critici ad accorgersi di lui ci fu Goffredo Fofi, molti
altri ne verranno, ne potete trovare nomi e scritti sulla home page:
www.massimocarlotto.it
- Benvenuto a bordo, Massimo
- Hola Armando
- Voglio farti assaggiare questo Bunura Roero Arneis di Enrico Serafino
qua
il bicchiere
ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però
noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza
vuole che tu trasmetta sulla Terra il tuo ritratto
- Insuscettibile di ravvedimento.
- E dopo questo flash, dimmi: è proprio nella letteratura, oppure
in altre aree espressive che trovi oggi i lavori più interessanti
nella ricerca di nuove modalità espressive?
- Credo che tutte le aree artistiche siano importanti in egual misura
nella ricerca di nuove modalità espressive. Anzi è la
contaminazione tra le stesse che può portare ai risultati migliori.
Per quanto riguarda la letteratura sono convinto che in particolare
il noir sia portatore di novità. La narrativa che ha dominato
negli ultimi vent'anni è diventata autoreferenziale di un ambiente
culturale in crisi con una produzione di scarso interesse.
- Cinema, videogames, giochi di ruolo, fumetti, sono mezzi che spesso
usano le strutture narrative del giallo psicologico o d'azione. A quali
di questi strumenti ti senti più vicino o meno lontano?
- Sono molto vicino al fumetto che mi piacerebbe praticare come genere
almeno una volta, e, ancora di più, vicino al cinema, il cui
rapporto con la letteratura di genere è strettissimo. Basti pensare
al grande Takeshi Kitano che per me è fonte di grande ispirazione
sul terreno delle emozioni "nere".
- Che cos'è secondo te che distingue il traguardo espressivo
della detective story dalle altre forme letterarie?
- Il romanzo poliziesco racconta una storia criminale in un determinato
luogo e in un determinato momento. In questo senso diventa una scusa
per radiografare la realtà che ci circonda. Insomma è
uno strumento straordinario per narrare il presente ed è proprio
questa caratteristica che lo distingue dalle altre forme.
- Il giallo e il noir: in che cosa differiscono questi
segnali cromatici?
- Il giallo ha sempre un finale consolatorio. Il bene prevale sul male.
Il noir non ha lieto fine ed è una corsa verso l'inferno.
- N'è passato di tempo dalle paciose inchieste in b/n di Lay-Sheridan,
ora da noi abbiamo eccellenti trasmissioni sui gialli di cronaca, ma
- Piovra a parte, che non so se può definirsi un giallo - fiction
assai fiacche, intendo quelle scritte apposta per la tv e non adattate
da libri com'e il caso di Camilleri. Perciò a farla da padroni
sono prodotti americani, tedeschi e francesi. Mancano gli autori? I
funzionari
pardon! i producers nostrani peccano di pigrizia?
- Qualcosa sta cambiando. I produttori non hanno mai creduto a una
via italiana al film di genere, ma a poco a poco credo che la tendenza
si invertirà. Anche se c'è la tendenza a privilegiare
il giallo filo istituzionale rispetto al noir. La gente vuole sentirsi
rassicurata e i produttori non vogliono mai fare scelte coraggiose.
- Corsi per sceneggiatori e scuole di scrittura creativa nascono come
i funghi.
Tu che dici, consigliamo ai giovani aspiranti scrittori di assaggiarli
o ci possono rimettere le penne?
- Nessuno ci rimette le penne. Anzi, credo siano utili. Molti corsi
sono tenuti da autori molto qualificati.
- Vedo che ti stai avvicinando al portello d'uscita, ma aspetta e dimmi:
perché da noi non c'è una letteratura di fantascienza?
- Manca la tradizione. Però c'è il grande Evangelisti
e la grande Vallorani.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci,
chiedo una riflessione su Star Trek
che cosa rappresenta secondo
te quel videomito
- Nulla. Non amo la fantascienza.
- Siamo quasi arrivati a M-Karlott?a, pianeta noir infestato da cloni
d'alligatori e abitato da alieni fuggiaschi
se devi scendere, ti
conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista, anche perché
è finita la bottiglia di Bunura Roero Arneis di Enrico Serafino
Però torna a trovarmi, io qua sto
intesi eh?
- Hasta luego, hombre!
- Ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga
vita e prosperità!
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il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.
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