L'ospite accanto a me è Luigi Malerba.
Scrittore, nato a Berceto, "che è un vanto averlo nelle
patrie lettere", come si diceva un tempo. Autore di narrativa ma
anche di testi teatrali, sceneggiature per il cinema e la tv, saggi
di critica letteraria, letteratura per ragazzi.
Da anni complotta contro il plot costringendolo ad esibirsi in avventure
grottesche, vezzeggiandolo per strapazzarlo meglio. Sono un suo accanito
sostenitore, anche se certamente non ha bisogno del mio consenso riscuotendo
da anni un meritatissimo successo in Italia e all'estero, infatti, gode
- e talvolta soffre - di numerose traduzioni in tante lingue.
Concordo con Paolo Mauri che nella prefazione ad un'edizione del '90
dello splendido "Le parole dell'alfabeto" scrive: "
uno
dei cardini della narrativa malerbiana, sviluppato, per esempio, nel
"Serpente" e successivamente nel "Salto mortale"
e nel "Protagonista", è l'opposizione tra parola e
silenzio
", lo stesso Mauri e anche altri critici hanno
fatto accostamenti con Gogol, Buster Keaton, Beckett, per quella malinconica
comicità con la quale Malerba riesce a trattare anche la morte.
Non starò qui a citare tutti i suoi titoli perché sono
tanti (ed io uno scansafatiche, del resto la Rete offre la sua bibliografia
completa), ma voglio ricordarne tre ai quali assai tengo: "Le galline
pensierose" (Einaudi, 1980) che conobbe anche un'edizione radiofonica
funestata dalla mia regìa, "Avventure" (Il Mulino,
1997), e quel piccolo gioiello che è "Pinocchio con gli
stivali" (Cooperativa Scrittori, 1977), avventura teatrale del
celebre burattino che Gigi fa evadere dalla Cella 36, vale a dire dall'ultimo
capitolo collodiano.
Lo spunto per questa conversazione è dato dal suo recente libro
"Città e dintorni" e, più precisamente, da un
dibattito dove sono stato attaccato garbatamente (e anche meno garbatamente)
perché ho difeso quella pubblicazione di Mondadori accusata di
recare nel volume alcune pagine pubblicitarie.
- Benvenuto a bordo, Gigi
- Ciao Armando e grazie dell'ospitalità, o meglio del passaggio
- Per meglio meditare sulle ruvidezze da me sopportate in quel dibattito,
beviamo un vino da meditazione, scelgo questo Loazzolo Vendemmia Tardiva
di Borgo Maragliano
qua il bicchiere
ecco fatto.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne
la guida, a Roma direbbero "è un bel manico", però
noi nello spazio stiamo, schizziamo "a manetta", prudenza
vuole che tu trasmetta sulla Terra il tuo ritratto
no, non fare
quegli scongiuri!
ci sto pur'io su 'sto tram
mica m'auguro
che
- Il mio ritratto, quanto meno il ritratto che mi interessa trasmettere
da qui, è composto soprattutto dalla mia bibliografia. Siccome
l'elenco è piuttosto lungo, posso citare alcuni titoli ristampati
nel tascabili Mondadori: "Il serpente", "Le rose imperiali",
"Il fuoco greco", "Le maschere", "Itaca per
sempre", "La superficie di Eliane" e il titolo appena
uscito che comprende l'inserto pubblicitario della Omnitel Vodaphone,
"Città e dintorni".
- Bene, parliamo della vexata quaestio. Felice Lioy, direttore generale
Utenti Pubblicita' Associati, ha detto ''Sarei dell'opinione di lasciare
che il libro rimanesse tale lasciandogli quella sua sacralità
(bum! n.d.r.) che, a parer mio, va difesa''. Dario Neglia, direttore
creativo associato di Mac Cann Erickson: ''E' un'iniziativa giustissima,
se il libro costa la metà. E' più scandaloso il fatto
che per fare una telefonata gratis di due minuti si debba ascoltare
dieci secondi di pubblicità''.
I miei 25 lettori sanno dalle newsletters che scrivo da tempo su questo
sito qual è la mia posizione sul tema di cui si parla; ne trattai
circa un anno fa, indicando in un inserto pubblicitario nel libro una
concreta possibilità di diffusione editoriale. Insomma, sono
in totale disaccordo con Lioy e in sintonia con Neglia.
Ciò detto, spiegaci tu Gigi come vedi la faccenda
- E' strano che un pubblicitario come Lioy difenda la sacralità
del libro addirittura più dei più tradizionalisti fra
i letterati. Mi sembra invece che Dario Neglia della Mc Cann Erikson
abbia colto con semplicità e sensibilità moderna il senso
della operazione: l'inserto pubblicitario da me proposto ha permesso
a Mondadori di dimezzare il prezzo di copertina del mio libro "Città
e dintorni" senza interferire sulla sostanza del libro. Il lettore
può memorizzare in pochi istanti il marchio dell'inserto pubblicitario
e proseguire nella lettura. Ben diversa è la pubblicità
che in televisione spezza il ritmo di un film e in questo modo ne compromette
la trama.
- Quando si parla di Arte, prima o poi scappa fuori la parola sacralità,
e con quella espressione ecclesiale si vuole intendere spesso che non
debba macchiarsi dell'empietà d'essere fonte di guadagno per
chi la fa. Se a dirlo, giusto per tirare sul prezzo, fossero solo i
produttori, gli impresari, gli editori, i galleristi, sarebbe ancora
comprensibile, ma che ciò sia sostenuto da artisti, o presunti
tali, mi pare insopportabile. Da dove viene questo comportamento? Ne
rintracci scaturigini storiche, ideologiche?
- C'è ancora in circolazione un vecchio luogo comune del vetero-romanticismo
secondo il quale l'Arte va tenuta sugli altari e chi la esercita è
una specie di sacerdote che per essa si sacrifica e volentieri deve
accettare di vivere in miseria e possibilmente di soffrire il freddo
e la fame. Un giorno provocatoriamente ho detto che "lo scrittore
ha il dovere di essere ricco". Volevo dire che ha il dovere di
conquistarsi indipendenza e libertà dai condizionamenti politici
o editoriali.
- Si fanno numerosi gli attacchi al diritto d'autore, non solo i movimenti
dei Luther Blisset, Linux, Wu Ming, ma di recente anche "Le Monde"
ha preso posizione in tal senso. Eco, invece, come sai, difende il diritto
d'autore riconoscendogli validità anche nell'epoca della telematica,
di Internet.
Il tuo punto di vista?
- Puoi arguire dalla risposta precedente che secondo me il libro non
è un oggetto sacro ma il diritto d'autore sì, tanto è
vero che secondo la legislazione di tutti i paesi civili è un
"diritto inalienabile". Nemmeno il più scimunito degli
artisti può vendere o comunque privarsi di questo diritto.
- Il rimprovero - so che ne hai più d'uno, ma qui lo spazio
è quello che è, ti chiedo di scegliere il più grave
- che rivolgi all'editoria italiana?
- Si parla di industria culturale. Io rimprovero alla editoria italiana
soprattutto di essere poco "industriale". Dovrebbe prendere
esempio dalla industria degli spaghetti che propone una linea "popolare"
e una linea di qualità, come ad esempio il Mulino Bianco, rispetto
al resto della produzione. L'editoria fa quasi sempre una mistura fra
il prodotto buono, prodotto medio e prodotto pessimo a scapito dei lettori
che così vengono confusi o ingannati nelle loro scelte.
- Che cos'è secondo te che distingue, o dovrebbe distinguere,
il traguardo espressivo della letteratura dalle altre forme di comunicazione
artistica, oggi?
- Il tentativo, ragionato o intuitivo, di dare un senso alla realtà.
Un tentativo chiaramente destinato a fallire, ma nel percorso e nella
"qualità" di questo fallimento si misura il talento
di uno scrittore.
- Stiamo parlando di comunicazione e di arte a bordo di un'astronave.
Tu sei spesso intervenuto sul rapporto fra Arte e Scienza. Come si evolverà
quel rapporto?
- Ho detto più di una volta che oggi la scienza è l'avanguardia
della letteratura. Quando dico scienza intendo soprattutto la fisica
delle particelle. I lumi e le prospettive della letteratura oggi si
chiedono alla fisica più che alla filosofia.
- Vedo che ti stai avvicinando al portello d'uscita, ma aspetta un momento
e dimmi (visto che ci troviamo sull'Enterprise): perché da noi
non c'è una letteratura di fantascienza? Il mercato editoriale
del settore, infatti, è florido ma si dice costretto a usare
traduzioni per mancanza di testi italiani decenti…
- Siamo ancora lì, Jules Verne con le sue immaginazioni "fantascientifiche"
ha preceduto la scienza. Oggi la scienza secondo me ha preceduto e superato
la fantascienza, che sopravvive ormai come letteratura di élite.
Stephen Hawking ha scritto che "la fantascienza come Star Trek
non è solo divertimento, ma assolve uno scopo serio, che è
quello di espandere l'immaginazione umana." Io sono rimasto fermo
alla bellissima antologia curata da Fruttero e Sergio Solmi, e ai racconti
di Asimov, Szilard, Bradbury che forse hanno contribuito ad espandere
la mia immaginazione.
- A tutti gli ospiti di questa taverna spaziale, prima di lasciarci,
infliggo una riflessione su Star Trek
che cosa rappresenta secondo
te quel videomito nel nostro immaginario?
- Un mio amico credeva che Star Trek fosse la marca di un formaggino
e io glielo ho lasciato credere. Anche i formaggini, ma soprattutto
un buon formaggio artigianale più un bicchiere di vino (rigorosamente
rosso) possono espandere l'immaginazione. Mi dispiace ma io non frequento
fanta-internet mentre mi dicono che "Yahoo!" frequenta il
sottoscritto al quale dedica molto spazio. Adesso sono presente anche
su "Enterprise" alla quale e al suo vinattiere auguro lunga
vita e prosperità
- Siamo quasi arrivati a Malèrbia, pianeta di cellulosa abitato
da alieni che si ubriacano d'inchiostro che viene da Berceto
se
devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l'intervista,
anche perché è finita la bottiglia di Loazzolo
.Però
torna a trovarmi, io qua sto
intesi eh?
- Certamente. A presto.
- Ti saluto com'è d'obbligo sull'Enterprise: lunga
vita e prosperità!
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il sito dal quale sono tratte e menzionando il nome dell'intervenuto.
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