Giuseppe Tubi, videopittore.
Giuseppe Tubi è l’identità di copertura che ho scelto per agire nel sistema dell’arte contemporanea come presenza virtuale, conservando come unica traccia fisica quella delle mie opere (qualora la abbiano).
Ho iniziato questo progetto nel 1992, dipingendo con tradizionali pennelli e colori su tela o talvolta su vecchi manifesti cinematografici trash riportati su tela. Nel ‘93 ho realizzato una serie di quadri in bianco e nero su carta fotografica stampata con negativi preparati al computer raffiguranti paesaggi con rumori di fondo di derivazione video. Nel ’94 ho iniziato a realizzare quadri interamente al computer che finalmente rappresentavano compiutamente il mio pensiero (il “Tubo che scende le scale”, il “Tubo volante dallo spazio esterno”). Contemporaneamente, nel periodo ’94-’95, sviluppavo al massimo la mia attività di hacker, compilando alcuni microprogrammi che si autoattivavano visualizzando piccoli file contenenti le immagini di alcuni miei quadri. Questi microprogrammi, praticamente dei virus non distruttivi ma autodistruttivi, erano chiamati con il titolo del quadro che visualizzavano. Ho sempre costruito questi virus in connessione col luogo virtuale in cui avveniva l’azione ed è questo il motivo per il quale ho sempre rifiutato di mostrarli in galleria come lavoro d’arte, in quanto sarebbero stati talmente decontestualizzati da non avere più nessun senso (come se un Writer esponesse in galleria tele con le sue tag).
Nel mio lavoro quello che mi interessa è campionare linguaggi artistici diversi ed utilizzarli, fondendoli insieme, per un fine diverso da quello per cui ciascuno di essi è nato.
Il computer consente di unire in un quadro i linguaggi propri della pittura, della fotografia, della televisione, del cinema, del video, con possibilità realizzative infinitamente superiori a quelle di ciascuno di questi mezzi preso singolarmente. Questo comporta la possibilità di finalizzare diversamente, creando fusioni visive basate su slittamenti semantici, forme strutturali o concettuali proprie ad aree artistiche diverse che non avevano mai dialogato con un’intensità comparabile ad ora, ottenendo un plusvalore artistico. Questa infinita possibilità di comunicazione dei diversi linguaggi artistici ne implica appunto la metabolizzazione e quindi la necessaria trasformazione nel corpo di un nuovo metalinguaggio che ha digerito tutti i precedenti, che in questa fusione visiva vengono utilizzati e dosati quasi come fossero un nuovo tipo di colori da impastare. D’altra parte la maggioranza delle rivoluzioni artistiche del secolo scorso derivano dal confronto con innovazioni tecnologiche; partendo dalla fotografia nell’800, il cinema, l’automobile, la televisione hanno prodotto mutazioni stupefacenti nella sensibilità creativa, quindi non vedo come un artista oggi possa evitare di raffrontarsi con il computer e con la società digitale.
Scrive il critico d’arte Barbara Martusciello:
“Giuseppe Tubi teorizza, nei suoi quadri, l’utilizzazione simultanea dei molteplici linguaggi artistici contemporanei per costruire immagini concepite come un ipertesto visivo metalinguistico in cui i linguaggi, sia visivi che strutturali, dell’arte "alta", del cinema, della televisione, della fotografia, del video, vengono fusi al fine di realizzarne slittamenti di significato.
N’è pregnante esempio la mostra Look”, inaugurata a novembre ’04 alla Galleria Mascherino di Roma seconda parte del suo progetto relativo alla moda.
Le opere della prima serie, “Fashion”, presentate nel 1999 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, sono state poi esposte nelle mostre personali a New York (2000), al Museo d’Arte Contemporanea di Nuoro (2000), al Macro di Roma (2001) e nell’ambito di importanti rassegne come Quadro Digitale Contemporaneo (2002) alle Cartiere Vannucci di Milano o Melting Pop (2003) a Palazzo delle Papesse a Siena e poi al Castello di Masnago (Varese).
Questa recente serie esposta è caratterizzata, rispetto alla precedente, da una ancor più marcata attenzione alle strutture della comunicazione visiva relativa alla moda - dal taglio fotografico dell’immagine alla ricostruzione dei movimenti standard delle sfilate, alle inquadrature tipiche dei clip video - è costituita da grandi stampe digitali su carta fotografica dove Tubi ricostruisce sequenze filmiche virtuali basate su distorsioni della luce e spinte visive della vibrazione di corpi resi completamente artificiali; opere dove l’attenzione all’estetica è necessaria e intrinseca rispetto alle strutture linguistiche analizzate dall’artista e comporta, conseguentemente, immagini finali belle ai confini con l’estetizzante proprio perchè l’utilizzazione di quegli specifici linguaggi e stereotipi lo richiede.
Incidente (velocità + rumore)
cibachrome digitale
1995
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Automaton
cibachrome digitale
1999
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Bad Moon Rising
cibachrome digitale
2000
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Urban Landscape
cibachrome digitale
2000 |
Human Migration
cibachrome digitale
2000
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Look 01
c-print
2001 - 2004
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Look 02
c-print
2001 - 2004 |
Look 03
c-print
2001 - 2004 |
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