Ottavio Cirio Zanetti, regista.
Ho 23 anni, sono nato a Genova, città dove torno spesso e dove ho girato in parte il mio secondo cortometraggio.
Vivo a Roma ma ho passato una parte della mia infanzia a Parigi e anche un po’ a Marsiglia.
Ho cominciato a recitare in francese molto presto (Molière, Beckett) ai corsi di St. Louis des Français. Frequento il Dams cinema di Roma tre e intanto faccio tirocinio sul set dei film: ho lavorato con Marco Ponti (A/R Andata e ritorno) e ho fatto il video assist nell’ultimo film di Lina Wertmuller con Sofia Loren e Murray Abraham: un’ esperienza da cui ho imparato moltissimo. Ho lavorato in regia sul set del film “Arrivederci amore ciao” di Michele Soavi. Ho fatto parte della giuria di preselezione del festival di corti di Capalbio e della giuria del festival di corti di Bosa in Sardegna. Mi piace leggere gialli (Simenon, Agatha Christie, Scerbanenco), guardare i quadri di certi pittori (Degas , Turner , Caspar Friedrich , Van Gogh , Caravaggio, Rembrandt), andare al cinema.
Mia madre è il critico teatrale dell’Espresso da prima che io nascessi, lo è stata anche di cinema, grande amica di Fellini che per di più era nostro vicino di casa: quando ero piccolo per gioco mi metteva in testa il suo cappello e diceva a mia madre di portarmi sul set se non sapeva con chi lasciarmi. Mio padre, Livio Zanetti, giornalista della carta stampata e poi direttore del Giornale radio della Rai, debuttò giovanissimo come critico cinematografico. Un po’ della passione di famiglia devo averla ereditata senza accorgermene. Vedo cinema in modo onnivoro, senza pregiudizi: ho una vera passione per Hitchcock e poi Kubrick, Scorsese, Woody Allen e, naturalmente, Fellini. Il cinema è come il nuoto: bisogna provare a buttarsi e farlo. Così due anni fa ho rinunciato alla macchina, ho aperto una mia (piccola, molto piccola ) casa di produzione, (Orlando 22 ).
Il mio primo cortometraggio “Il miele del Luxembourg” (2005, durata 22’00”), con la partecipazione straordinaria di Umberto Eco, è stato selezionato al festival di Annecy e al Ficep di Parigi (unico italiano su dieci da tutto il mondo). Quest’anno ho girato il mio secondo cortometraggio: “Sipario”, durata 30’00”. Con un cast di attori, anzi di star, che hanno accettato di farsi dirigere da me
Del cinema mi piace il lavoro d’ equipe, cercare e trovare i collaboratori affini, costruire qualcosa insieme agli altri da un’ idea pensata da me. Ho grande rispetto per i tecnici: da loro non si smette mai di imparare. E quest’anno posso dire d’aver acquistato più scioltezza nel dirigere gli attori.
Appena terminato, “Sipario” – di cui qui presento il trailer – è stato subito invitato al festival di Annecy. In questo ‘lungo cortometraggio’ Il sipario del titolo si vede solo per qualche istante perché in realtà il film racconta piuttosto quello che può accadere dietro il sipario, per esempio i rapporti anche personali tra chi fa teatro (ma probabilmente vale anche per il mondo dello spettacolo in generale). Le quattro attrici protagoniste ognuna di un episodio, ognuna esasperata da una diversa situazione di lavoro e di vita, commettono o desiderano o immaginano di commettere delitti teatrali per vendicarsi. Il senso del film sta probabilmente nelle parole affidate a Valentina Cortese, squisito ed etereo deus ex machina, quando esorta i rissosi colleghi a fare pace a infondere un po’ più d’amore nel lavoro che hanno il privilegio di esercitare: “Noi che abbiamo il privilegio di questa vocazione – dice più o meno Valentina – dobbiamo amarci e amare il nostro mestiere”.
Il grande scenografo e uomo di teatro Lele Luzzati, visto in anteprima il film, ha così commentato: “Teatro, amore amaro”.
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