Questo mese Nadir ha invitato il musicista Michele Zaccagnini.
Sono un compositore e programmatore audio. Ho studiato clarinetto al Conservatorio S. Cecilia ed Economia all'Università La Sapienza a Roma. Mi sono trasferito negli Stai Uniti nel 2004 dove ho conseguito un dottorato in Composizione all'Università Brandeis di Boston.
Ho ricevuto commissioni da ensemble statunitensi ed italiani sia per pezzi acustici che per pezzi elettro-acustici. Al momento lavoro con un gruppo di ricerca di San Francisco – Consciousness Hacking – per lo sviluppo di algoritmi di sonificazione di sensori.
La mia ricerca si focalizza sulla creazione di paesaggi sonori statici, osservando come la percezione della musica cambia in relazione ad oscillazioni nel livello di complessità della tessitura, in particolare attraverso la stratificazione di elementi musicali semplici per creare tessiture complesse.
Per comporre uso tecniche algoritmiche che ho sviluppato negli anni. In particolare, le mie tecniche si focalizzano sulle strutture ritmiche: utilizzo simulazioni di movimento di oggetti in spazi limitati o pattern come “Cellular Automaton”.
Ho deciso di rendere le mie composizioni interattive attraverso l'uso di sensori come l'elettroencefalogramma, lasciando che sia l'ascoltatore a determinare l'andamento della tessitura musicale in termini di attività ritmica, consonanza, eccetera.
Più recentemente ho iniziato a fare degli esperimenti di percezione musicale aggiungendo delle rappresentazioni robuste e coerenti degli elementi musicali in spazi virtuali 3d: mi interessa osservare come la rappresentazione visiva influenzi la percezione del dato musicale.
“Coda 1” è un esperimento più che un pezzo vero e proprio e contiene diverse sezioni di una tessitura audio-visiva. Quello che mi interessa di esplorare, più che il lato estetico della musica o delle immagini, è il modo in cui le due sono connesse: la stretta relazione tra il dato auditivo e quello visivo e il modo in cui interagiscono al livello percettivo. In altre parole, la ‘raison d'être’ di questo lavoro multimediale non è quella connettere il visivo e l`auditivo in maniera astratta, come per esempio nel caso della colonna sonora di un film, in cui la musica descrive le emozioni che la scena dovrebbe suscitare; il mio obiettivo è creare una connessione percettiva di livello “basso” in cui i due elementi sembrano causarsi a vicenda. Mi interessa in particolare osservare come una descrizione coerente e robusta di una tessiture musicale a livello visivo può cambiarne la percezione.
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