Questo mese Nadir ha invitato l’artista Luigi Serafini
Biografia
(per scenografia e costumi, 2021, di “Ubu Re”: cliccare QUI)
Codex Seraphinianus
Un'intervista
Luigi Serafini… I suppose
Chi è Luigi Serafini, ecco una domanda che mi faccio. E mi fanno spesso.
Certe volte rispondo che Luigi Serafini è un algoritmo che definisce un individuo con attitudine al disegno. Poi se sento qualcuno chiamare Luigi mentre cammino per strada, mi giro subito in automatico, come se fossi l’unico al mondo con quel nome, mentre magari in quella via ce ne sono altri 7. E se al nome aggiungo il cognome (nel tentativo di definire meglio l’algoritmo), ecco che arriva Google-Alert a informarmi che l’assessore di Tarquinia, Luigi Serafini, ha appena inaugurato la tal cosa in tale luogo, oppure che il giovane Luigi Serafini, molisano, è un promettente giocatore di scacchi e ha già vinto un campionato juniores.
Ma Google-Alert è addirittura superata dalle mail che mi giungono da oltre oceano, dove una certa Università si congratula con lo studente Luigi Serafini che ha appena pagato la retta o un altro Luigi Serafini, Ceo di un’importante azienda di pulizie, che cerca la mia amicizia, perché forse ha incontrato il Codex Seraphinianus. Eccoci dunque al nocciolo della questione su chi è Luigi Serafini. Allora, Luigi Serafini è il Codex Seraphinianus, né più né meno. Si, è vero, lui ha fatto tante altre cose nella vita, dal design alla pittura, dal giardinaggio alla scrittura, ma il Codex è la sua carta d’identità, il suo passaporto, il suo SPID, il suo codice fiscale, nonché di avviamento postale ecc ecc. Su come sia comparso il Codex dovrei chiederlo a quel Luigi Serafini che si nasconde tra le sue pagine ormai da quarant’anni, perché io, che pur godo dei diritti di quel libro, con il passare del tempo mescolo sempre più ricordi e fantasie e insomma non sono più affidabile. Mi sovvengo il luogo, una mansarda di Via Sant’Andrea delle Fratte n 30, nel centro di Roma, dove vivevo con una gatta bianca e la data d’inizio, settembre 1976. Uno dei miei film preferiti è Agente Lemmy Caution-Missione Alphaville di J.L. Godard (1965), dove il supercomputer Alpha 60, cita Borges emettendo con voce roca una sentenza definitiva: "Accade che la realtà sia troppo complessa per la trasmissione orale. La leggenda la ricrea sotto una forma che le permette di percorrere il Mondo”.
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